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Fare ACT

Fare ACT

L’ACT è un’applicazione della psicologia comportamentale contestuale, è “davvero un’Analisi del Comportamento Applicata”, come ci ricorda Kelly Wilson, uno dei co-fondatori, insieme a Steven Hayes e Kirk Strosahl, di questa psicoterapia di terza onda delle terapie cognitive e comportamentali.


E se il termine comportamentismo può suonare strano oppure curioso, ebbene sappiate che ciò di cui l’ACT si occupa è proprio il continuo flusso di attività in divenire di un organismo in interazione dinamica con il contesto in cui tale flusso accade; in altre parole, il “comportamento-nel-contesto”.


Con “comportamento”, s’intende ogni cosa che un organismo fa: camminare, parlare, sentire, sperare, desiderare, pensare, provare sentimenti, ecc…


Con “contesto”, ci si riferisce a tutto ciò che accade ad un organismo e perciò tutto quello che gli è accaduto dalla sua nascita che possa avere influenzato o modificato in qualche modo il suo comportamento e quindi sia il contesto storico riferito alla sua storia di apprendimento, sia il contesto attuale, privato e pubblico.


Comportamento e contesto sono indivisibili, non può esserci l’uno senza l’altro e ciò che nell’ACT interessa è la relazione funzionale tra contesto e comportamento piuttosto che la sua forma per spiegare e comprendere cosa una persona fa e perché, e aiutarla ad essere libera dalla sofferenza, cioè essere libera di vivere una vita che abbia senso e scopo.


Quando una persona fa qualcosa in presenza di un certo stimolo contestuale sulla base della sua storia di apprendimento, possiamo dire che c’è una relazione funzionale tra lo stimolo/contesto e la risposta/comportamento della persona.

Quando i comportamentisti parlano della “funzione di un comportamento” non stanno prendendo in considerazione lo scopo o l’intenzione di una persona quando fa qualcosa, ma si riferiscono all’impatto, alle conseguenze dell’azione di quella persona in un dato momento, in uno specifico contesto.


Per esempio, un paziente potrebbe dire: “Ho paura di poter fare del male ai miei familiari. Sono una persona terribile!”
Come terapeuti noi siamo il contesto in cui avviene questo comportamento e la nostra risposta influenzerà l’altra persona in relazione al suo contesto attuale e storico. Allo stesso tempo quella cognizione, il pensare a quei contenuti (comportamento-azione), avrà un impatto/una funzione sulla persona stessa e sul terapeuta e tale conseguenza presumibilmente evocherà dei contesti privati ai quali il terapeuta potrebbe rispondere reattivamente e/o esserne inconsapevole e di conseguenza essere meno libero di scegliere quale intervento attuare.

Pertanto, diviene fondamentale che il terapeuta ACT sia consapevole e presente momento per momento e in maniera non giudicante, abile nell’osservare cosa sta accadendo in se stesso, nel paziente e nella relazione terapeutica. Questa abilità è in relazione ai processi di attenzione intenzionale e fluida e di presa di prospettiva flessibile, due dei sei processi del modello ACT.

Questi processi si intrecciano con quelli di defusione ed accettazione per riconoscere e discriminare l’esperienza del
modo interno dall’esperienza del mondo esterno, e dare così vita ad uno spazio di libertà dal quale guardare con curiosità pensieri ed emozioni ed indebolire il loro controllo sulle azioni e all’interno del quale poter entrare in contatto con le conseguenze di azioni che riflettono quello che è davvero importante per noi e scegliere di impegnarci ad agire passo dopo passo verso la direzione desiderata.


La frase precedente può aprire le porte, a seconda del momento in cui ci troviamo in terapia, a processi di defusione dai pensieri o di apertura alle emozioni oppure di presa di prospettiva su di sé, ma anche di esplorazione di ciò che conta di più nella vita per il paziente.


Sempre a proposito di funzioni del comportamento-in-un-contesto, per esempio, leggete le seguenti frasi, fate una pausa dopo ogni frase e notare cosa suscitano in voi:


“Giorgio è un bambino.”

“Giorno è un bambino a cui piace mangiare i dolci.”



“Giorgio è un bambino a cui piace mangiare i dolci solo una volta alla settimana.”



Cosa avete notato? A quali funzioni del contesto, in questo caso le parole, avete risposto, (risposta = pensieri, emozioni e sensazioni corporee emersi in relazione alle funzioni dello stimolo)?


Il terapeuta attraverso i suoi interventi mira a sviluppare e potenziare i sei processi del modello ACT nel paziente per promuovere un cambiamento.

Ogni tentativo di acquisire conoscenza richiede una presa di prospettiva e non a caso questo è uno dei processi di base per fare un’esperienza di sé che trascenda un’identificazione coi contenuti della propria coscienza e che possa aprire a nuove possibilità e quindi a nuovi comportamenti e a nuove conseguenze.


L’ACT è una psicoterapia che non mira quindi alla riduzione dei sintomi come obiettivo primario, ciò può avvenire come conseguenza di un cambiamento che coinvolge i sei processi psicologici, che secondo il modello, sono alla base del funzionamento di ogni persona.

Infatti in quest’ottica, cliente e terapeuta condividono, in virtù del loro essere umani, gli stessi processi psicologici e il cliente non è considerato come una persona che “ha” un problema, che va aggiustato o che è difettoso, ma come un individuo completo i cui comportamenti sono sotto il controllo di alcuni processi che, a discapito di altri, restringono il suo repertorio comportamentale e la possibilità di vivere esperienze diverse da quelle in cui si trova e per le quali spesso giunge in terapia proprio per liberarsene.

Articolo a cura di Fabrizio Tabiani, Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, Terapeuta ACT, Terapeuta EMDR, Istruttore MBSR e MBCT.

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Coppia, tradimento ed EFT

Coppia, tradimento ed EFT

Cosa è l’Emotionally Focused Therapy (EFT)? È possibile aiutare le coppie che hanno affrontato un tradimento con questo modello?

L’EFT (Emotionally Focused Therapy) è un affermato approccio umanistico alla psicoterapia formulato negli anni ’80 e sviluppato parallelamente allo sviluppo della scienza dell’attaccamento degli adulti, dando vita a una prospettiva di sviluppo profondo della personalità e delle relazioni intime. Questa scienza ha ampliato la nostra comprensione delle disfunzioni individuali e della salute, così come la natura delle relazioni d’amore e dei legami familiari.

L’attaccamento vede gli esseri umani come persone innatamente relazionali, sociali e connesse a un legame intimo con gli altri. Il modello EFT dà priorità alle emozioni e alla regolazione emotiva come agenti organizzativi fondamentali nell’esperienza individuale e nelle principali interazioni relazionali.

La ricerca sull’EFT fino ad oggi si è concentrata sui risultati e sui processi di studio del cambiamento con le coppie, e l’EFT per le coppie è il gold standard per interventi empiricamente validati in questo campo secondo l’APA (American Psychological Association).

L’EFT è principalmente conosciuto come un intervento di coppia all’avanguardia, sperimentato e collaudato, ed è anche usato per affrontare in terapia individuale (EFIT – Emotionally Focused Individual Therapy) la depressione, l’ansia e lo stress post traumatico e per riparare i legami familiari (EFFT – Emotionally Focused Family Therapy). Questo modello applica i principi della scienza dell’attaccamento utilizzando tecniche esperienziali non patologizzanti (dall’approccio umanistico di Carl Rogers) e dei sistemi relazionali (dal lavoro sistemico di Salvador Minuchin) per focalizzare e cambiare i fattori organizzativi fondamentali sia del Sé che delle relazioni chiave.

L’EFT ha anche generato molti programmi di educazione alla relazione, per esempio il programma “Hold Me Tight: Conversations for Connection” e il programma “Healing Hearts Together” per coppie nelle quali sono presenti casi di disturbi cardiaci. Inoltre si avvale di un modello specifico per lavorare con le ferite di attaccamento causate internamente alla relazione, quali ad esempio i tradimenti: L’AIRM (Attachment Injuries Repair Model – Lorrie Brubacher)

EFT per coppie (EFCT)

L’EFCT è un approccio strutturato a breve termine (da 8 a 20 sedute) specifico per le coppie. Gli interventi in EFCT integrano un approccio umanistico ed esperienziale alla ristrutturazione dell’esperienza emotiva e un approccio strutturale sistemico alle interazioni di ristrutturazione.

Esiste oggi un corpus sostanziale di ricerche sull’efficacia dell’EFCT. Questa ricerca mostra ampie misure di effetto del trattamento e risultati stabili nel tempo. L’EFCT è utilizzato con successo con molti tipi diversi di coppie nella pratica privata, nei centri di formazione universitari e nelle cliniche ospedaliere. Esistono ricerche che ne evidenziano l’efficacia in coppie in cui uno dei partner mostra diverse tipologie di sintomi come la depressione, l’ansia,  il PTSD, malattie mediche, disturbi di personalità e con problemi riguardanti il perdono di ferite d’attaccamento fra i partner.

L’EFCT è utilizzato con diversi gruppi culturali e livelli di istruzione in Nord America, Australia, Nuova Zelanda, Europa, Africa e Asia e coppie LGBTQI.

Il lavoro EFT nei casi di infedeltà.

Quando la figura primaria dell’attaccamento è sia la fonte che la soluzione al dolore e alla paura in una relazione, il risultato è la rottura del legame di attaccamento e la distruzione del matrimonio (Johnson, 2005).

L’ infedeltà può apparire sotto diverse forme. In ognuna di esse, in un rapporto impegnato, può essere un immenso trauma per entrambi i partner e per il rapporto stesso. Spesso la notizia di una relazione esterna alla coppia è come una bomba che esplode nel bel mezzo della relazione, e può cogliere l’altro partner completamente di sorpresa, facendo sentire quella persona scioccata, tradita, arrabbiata, gelosa, inutile, sola o confusa.

I partner che hanno avuto la relazione possono provare senso di colpa, vergogna, perdita di rispetto per se stessi. In alcuni casi, possono sentire di aver perso la voce e l’identità e non essere in grado di affrontare il dolore che hanno causato al partner. Il tradimento sessuale nel matrimonio è estremamente distruttivo per la relazione. Quindi non solo crea un dolore inimmaginabile per il coniuge tradito, ma lacera anche il legame stesso che tiene insieme il matrimonio o la relazione.

Molte coppie vengono in terapia di coppia in un momento simile per cercare di capire cosa è appena successo nella loro relazione e per cercare di recuperare e andare avanti. Considerano una varietà di opzioni lungo il percorso, tra cui la separazione e il divorzio, e spesso è un processo lungo e faticoso per ricostruire la fiducia, l’amore e la sicurezza emotiva.

Una coppia che lavora ad una relazione deve capire perché l’infedeltà è avvenuta, e quali sono le garanzie che non accadrà più. Deve giungere a una nuova comprensione del proprio rapporto e dell’altro, e piangere la perdita dell’innocenza della relazione precedente.

Riacquistare la fiducia è un processo che richiede molto tempo e richiede nuove promesse da fare e mantenere nel tempo. Spesso, tuttavia, la coppia può giungere a una nuova comprensione reciproca che le permette di sentire una maggiore connessione e una relazione rivitalizzata anche dopo la relazione. Alcune coppie finiscono per rendersi conto che “Sì, si può ottenere il divorzio e avere una nuova relazione con un’altra persona, oppure si può cercare di avere una relazione diversa con la stessa persona”.

I difficili problemi che le coppie si trovano ad affrontare dopo un tradimento possono essere ignorati o trattati in modo superficiale da psicoterapeuti inesperti che non hanno familiarità con le esigenze di queste coppie.

Sintomi come l’eccessiva ruminazione, l’ipervigilanza e i flashback che si alternano con l’evitamento e l’intorpidimento sono sintomi chiave che hanno fatto notare ad alcuni che molti dei sintomi sperimentati dai coniugi traditi corrispondono ai sintomi del disturbo post-traumatico da stress (PTSD).

In sostanza, l’episodio non è un ricordo calmo e lontano, ma è vivo e presente, continuando a tenere in ostaggio un rapporto matrimoniale alle sue forze distruttive anche dopo anni dal momento dell’evento. I ricercatori, rispetto a questo, hanno anche notato che nei casi di infedeltà, i partner usano spesso proprio il linguaggio del trauma quando descrivono la loro esperienza, comunicando in termini di vita o di morte.

Leggendo queste parole attraverso la lente della teoria dell’attaccamento, i terapeuti e i ricercatori hanno sviluppato quindi il concetto di ferite di attaccamento e hanno acquisito una migliore comprensione del loro impatto sulla coppia ferita dall’attaccamento.

In Emotionally Focused Therapy (EFT), con l’utilizzo del modello AIRM (Attachment Injuries Repair Model – Lorrie Brubacher) l’attenzione non si concentra quindi semplicemente sul  contenuto del tradimento sessuale in sé, ma sugli effetti emotivi causati dal danno all’attaccamento causato dal tradimento.

Il terapeuta EFT con l’utilizzo di questo modello, strutturato in 7 movimenti e momenti specifici in cui entrambi i partner affrontano e rivivono in modo esperienziale l’evento, può quindi aiutare la coppia ad affrontare queste violazioni della fiducia, e lavorerà per fornire esperienze riparative durante la seduta che faciliteranno la riparazione del legame di attaccamento.

L’obiettivo sarà quello di migliorare i comportamenti di attaccamento, che a loro volta miglioreranno il rapporto angosciato. Il terapeuta, quindi, guiderà la coppia a identificare e comprendere le emozioni sottostanti e a stabilire modelli più sani di interazione per incoraggiare l’apertura e la fiducia tra i partner anche dopo l’evento ricostruttivo dell’evento traumatico.

Le fasi chiave identificate nella risoluzione delle ferite, sia che si tratti di coinvolgimenti extraconiugali che di altre violazioni della fiducia sono, in forma riassunta, le seguenti: [riportato da “Broken Bonds: An Emotionally Focused Approach to Infidelity – Susan M. Johnson]

1. Uno dei membri della coppia descrive il momento traumatico in cui si è sentita/o tradita, abbandonata/o e impotente, sperimentando una violazione della fiducia nella relazione e perdendo la sensazione di legame sicuro. L’incidente è dolorosamente vivo e presente piuttosto che un tranquillo ricordo. Il/la partner potrebbe negare, oppure minimizza l’incidente e il dolore dell’altro/a e spostarsi in posizione difensiva.

2. Con l’aiuto del terapeuta, il partner ferito rimane in contatto con la ferita e comincia ad articolare esplicitamente il suo impatto e il suo significato di attaccamento. A questo punto emergono spesso emozioni nuove o negate. La rabbia si evolve spesso in una chiara espressione di dolore, impotenza, paura e vergogna. Il collegamento della ferita con i cicli negativi presenti nel rapporto diventa chiaro.

3. Il partner supportato dal terapeuta comincia a sentire e a capire il significato degli eventi che hanno causato la ferita, e a capire in termini di attaccamento, come riflesso della sua importanza per l’altro/a, piuttosto che come semplice riflesso delle sue inadeguatezze personali o “sbagli”. A questo punto il partner riesce a riconoscere quindi il dolore e la sofferenza del partner ferito ed elabora come si sono evolute per lui stesso le ferite, in modo che le sue azioni diventino chiare e comprensibili per il partner ferito.

4. Il partner ferito si muove poi provvisoriamente verso un’articolazione più integrata e completa del tradimento. Con l’aiuto del terapeuta, questa narrazione è ora resa chiara e organizzata. Essa racchiude la perdita che circonda la lesione e le paure e bisogni di attaccamento. Questo partner, sostenuto dal terapeuta, permette all’altro di testimoniare la sua vulnerabilità.

5. Il partner che ha causato la ferita diventa allora più coinvolto emotivamente e riconosce la responsabilità per la sua parte nella ferita di attaccamento/infedeltà ed esprime empatia, rammarico e/o rimorso in un in modo congruente ed emotivamente impegnato.

6. Il coniuge ferito riesce a correre il rischio di chiedere il conforto e accudimento dal partner che non erano disponibili al momento dell’evento, rispetto alla scoperta dell’infedeltà o nelle precedenti discussioni della coppia sull’infedeltà/lesione.

7. L’altro membro della coppia risponde in modo aperto e premuroso che agisce come un antidoto all’esperienza traumatica della lesione da attaccamento. I partner sono quindi in grado di costruire insieme una nuova narrazione della ferita. Questa narrazione è ordinata e comprende, per il partner ferito un senso chiaro e accettabile di come l’altro è diventato e come questa relazione è ora risolta e diversa.

La coppia si ricostruisce quindi più fiduciosa, aperta e dopo questa interazione di guarigione che rinnova e ripara il legame tra loro è in grado di passare alla terza fase di consolidamento EFT.

Bibliografia essenziale

Johnson S.M. (2020), The practice of Emotionally Focused Couple Therapy, Creating Connection, 3rd Edition, Routledge, Londra.

Johnson, S.M. (2019), Attachment Theory in Practice: Emotionally Focused Therapy (EFT), Guilford, New York.

Johnson, S.M. (2014), Love Sense, ISC, Sassari.

Johnson, S.M. (2012) Stringimi Forte, ISC, Sassari.

Articolo a cura di Giulia Altera (Trainer, Supervisore, Terapeuta certificata dall’ICEEFT di Ottawa in EFT, co- fondatrice della Comunità EFT Italia e Direttrice del Centro EFT Nord Italia) e Andrea Pagani (Co-fondatore della Comunità EFT Italia, Direttore dell’EFT Roma Center, Trainer, Supervisore e Terapeuta certificato dall’ICEEFT di Ottawa).


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Si può prescindere dalla conoscenza della sessualità?

Si può prescindere dalla conoscenza della sessualità?

Si può prescindere dalla conoscenza della sessualità, in ambito psicologico? Ci sono degli argomenti che non necessariamente ci troviamo a dover affrontare nella nostra pratica professionale. Ad esempio, in ambito clinico, possiamo decidere di non seguire determinati tipi di pazienti per svariate ragioni, tra cui quella che non abbiamo le competenze per farlo, ma ci sono alcuni temi che non possiamo esimerci dal trovarci di fronte nel nostro lavoro, in modo trasversale.

Ad esempio, difficilmente potremo incontrare solo ed esclusivamente clienti che non hanno mai avuto a che vedere con l’uso, l’abuso o la dipendenza da sostanze nelle loro storie di vita.

Stessa cosa vale per la sessualità, ma in modo molto più esteso: i pazienti, gli sportivi, i lavoratori, i genitori, gli adolescenti, gli insegnanti, i carcerati, le persone con disabilità… tutti, ma proprio tutti coloro che si rivolgono a noi, possono portarci delle esperienze, delle difficoltà, delle influenze che riguardano la sfera sessuale.

Per lavorare con tutti i pazienti o clienti è necessario pertanto avere una conoscenza degli aspetti culturali, evolutivi, relazionali, semantici, per citarne solo alcuni, relativi alla sessualità. Sapere quali aspetti indagare in fase anamnestica, lavorare su di sé e sulle proprie difficoltà emotive, conoscere le influenze della propria educazione ed esperienza in ambito sessuale.

Per lavorare con pazienti non strettamente sessuologici ma con forti componenti sessuali dobbiamo saper fare psicoeducazione in ambito sessuale, integrare alla psicoterapia degli aspetti psicosessuologici e spesso lavorare con gli aspetti traumatici legati alla sessualità.

Il lavoro con i pazienti strettamente sessuologici richiede, infine, oltre a quanto già detto, una conoscenza specifica sul funzionamento della risposta sessuale, sui disturbi associati alle sue fasi, sulla terapia mansionale integrata; è necessario saper fare una raccolta anamnestica adeguata, essere in grado di fare una diagnosi, sapere quali sono i principali ostacoli al cambiamento, le dinamiche relazionali specifiche dentro e fuori la terapia, avere una buona gestione dei tempi della terapia legati ai singoli casi, e molto altro ancora.

Benché la conoscenza della sessualità sia importante per i professionisti del benessere psicologico in qualunque ambito essi lavorino, ci sono due macro-aree principali di interesse psicosessuologico in cui gli psicologi e le psicologhe possono decidere di lavorare e che richiedono specifiche competenze: quello educativo e quello clinico.

L’educazione sessuale non è solo quella che si fa con i minori, nelle scuole, nei consultori o negli altri ambienti frequentati da questa tipologia di utenza. Si può fare educazione sessuale anche ai genitori, agli insegnanti, agli operatori sanitari, e l’educazione alla sessualità è inoltre un aspetto importante durante tutta la vita delle persone, di cui possono usufruire con grandi benefici uomini e donne di tutte le età.

In ambito clinico possiamo trovarci ad avere a che fare con la sessualità sotto diversi aspetti, con tutti i nostri pazienti e le nostre pazienti, ma esistono casi in cui la sessualità è una componente forte o addirittura esclusiva delle richieste che ci vengono fatte.

Durante la fase anamnestica qualche informazione sulla sfera sessuale bisogna chiederla, sempre, a tutti i pazienti. Per i pazienti sessuologici, invece l’anamnesi, è più specifica e deve prevedere la storia affettiva, l’educazione sessuale ricevuta, la conoscenza del corpo e il rapporto con la sessualità, il significato che la sessualità ha per la persona, la presenza di eventi stressogeni o traumatici legati alla sessualità, e molto altro.


La sessualità è un elemento fondamentale della vita delle persone, ha a che vedere con i diritti umani ed è parte integrante del benessere personale e relazionale degli individui. Pertanto, per tornare alla domanda iniziale, chi lavora nell’ambito della salute psicologica non può esimersi dal conoscerla.

Se abbiamo un problema personale verso questo tema dobbiamo affrontarlo, lavorare su noi stessi e il nostro approccio; se sentiamo di avere delle carenze di conoscenza e competenza su questo argomento dobbiamo necessariamente documentarci e formarci.

“La sessualità è un aspetto centrale dell’essere umano nell’arco di vita e comprende il sesso, le identità e i ruoli di genere, l’orientamento sessuale, l’erotismo, il piacere, l’intimità e la riproduzione. La sessualità è sperimentata ed espressa attraverso pensieri, fantasie, desideri, credenze, attitudini, valori, comportamenti, pratiche, ruoli  e relazioni”. “La sessualità è influenzata dall’interazione di fattori biologici, psicologici, sociali, economici, politici, culturali, legali, storici, religiosi e spirituali”.

Associazione Mondiale per la Salute Sessuale (WAS) – Dichiarazione dei Diritti Sessuali

Articolo a cura di Laura Salvai, psicologa – psicoterapeuta, sessuologa clinica, terapeuta EMDR.


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Itinerario di Sessuologia

Itinerario di sessuologia

Sei interessato/a ad accrescere le tue conoscenze sulla teoria e gli ambiti applicativi della sessuologia? Ecco un itinerario formativo utile ad approcciarsi ai modelli teorico-pratici di questa disciplina.

Webinar introduttivo GRATUITO ON-DEMAND “La psicosessuologia nella pratica professionale”

Perché lo psicologo e la psicologa devono conoscere la sessualità umana? Quali sono gli ambiti di intervento che richiedono una conoscenza della psicosessuologia? Quali conoscenze servono? Quali sono le principali difficoltà che si possono incontrare?

Docente: Laura Salvai

Psicologa – psicoterapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale, esperta in educazione sessuale, consulente sessuale e sessuologa Clinica F.I.S.S. (Federazione Italiana Sessuologia Scientifica).

La psicosessuologia nella pratica professionale

Corso ON-DEMAND a PAGAMENTO “Lavorare con la sessualità: dall’educazione sessuale alla clinica”

Primo Modulo

– Sessualità, cultura, stereotipi e tabù
– Cos’è la sessualità
– Il piacere
– Sessualità e cervello
– Sessualità e sistema di allarme
– La risposta sessuale: fasi e funzionamento

Secondo Modulo

– L’educazione sessuale formale e informale
– La sessualità nella clinica: dall’anamnesi ai tipi di intervento
– Lo psicologo e la sessualità: linguaggio, conoscenza di sé, lavoro su di sé, etica

Terzo Modulo

– I disturbi sessuali maschili e femminili

Quarto Modulo

– Sex addiction, parafilie e disturbi parafilici

Docente: Laura Salvai

Psicologa – psicoterapeuta, esperta in educazione sessuale, consulente sessuale e sessuologa clinica F.I.S.S. (Federazione Italiana Sessuologia Scientifica), terapeuta EMDR. Già Consigliera dell’Ordine Psicologi Piemonte e Professoressa a Contratto presso Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Psicologia (dal 2014 al 2019).

Sessualità: educazione e clinica

Webinar GRATUITO ON-DEMAND “Divers-abilità: invenzioni per rendersi felici”

Dialogo tra Lelio Bizzarri (autore del libro: Divers-abilità: invenzioni per rendersi felici – Empatia autodeterminazione e resilienza) e Laura Salvai sulla tematica della disabilità e gli aspetti sociali ad essa correlati, con una particolare attenzione al tema della sessualità e delle relazioni.


Webinar GRATUITO on-demand

Sessualità atipica: il mondo del “Kink” – 22 Maggio 2021

Una panoramica sul mondo della sessualità alternativa, definita “kink”, con particolare riferimento al BDSM (Bondage – disciplina/dominazione – sottomissione/sadismo – masochismo). In questo webinar, partendo dalla definizione dell’ OMS di salute sessuale, analizzeremo le innumerevoli sfumature della sessualità in un’ottica sex positive. Considereremo aspetti relazionali e identitari, dinamiche di potere, responsabilità ed immaginario erotico sottostante le principali pratiche BDSM.

Relatrice: Debora Riva

Psicologa, esperta in psicologia applicata al mondo dell’underground: si occupa di tematiche quali tatuaggi, body-mod, kinky-sex e dinamiche legate all’appartenenza alle culture alternative. Membro della consulta giovani dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto, socio fondatore dell’Associazione di Promozione Sociale “Il Mosaico delle Idee”.

Sessualità atipica

Corso ON-DEMAND a PAGAMENTO:

“A chi spetta dire che l’amore debba essere morbido e gentile?” Kinky Sex – Sex positive – Focus sul BDSM.

Descrizione:

Schiavo, padrone, dominazione, bondage, contratto, sessioni, safe-words… un breve viaggio nel mondo del Kink per comprendere alcuni aspetti della sessualità atipica ed accompagnare le persone che la vivono nel loro percorso personale, relazionale e sociale.

Cos’è il “kinky-sex”? Cosa si intende per BDSM? Quali sfumature può assumere la sessualità umana? Come guardare a pratiche controverse quali rituali di dominazione, pratiche sadomasochistiche, giochi di ruolo che, ad una prima impressione, possono sembrare violenza? Si possono considerare le pratiche kink come libere espressioni di una sessualità e di un erotismo responsabile e consensuale? Dove sta la patologia?

Questo corso vuole essere tappa di un viaggio in un mondo intricato, fatto di luoghi comuni ma anche sensualità, consenso, responsabilità, giochi di ruolo e dinamiche di potere, dolore e desiderio, rituali e forti rimandi identitari.

Partendo da queste domande, adotteremo la lente del sex-positive per volgere il nostro sguardo al mondo del kink e coglierne le implicazioni psicologiche, sociali e culturali.

Evidenzieremo gli stereotipi e i pregiudizi che permeano questi fenomeni e come il concetto di normalità statistica releghi pratiche meno frequenti al rango di “anormali”, assegnandovi giudizi morali che ostacolano la libera espressione delle proprie inclinazioni, impedendo alle persone di vivere una sessualità soddisfacente.

Illustreremo come il kink possa inserirsi in un contesto di salute sessuale e come possa essere vissuto sia a livello individuale che nella relazione, considerando la possibilità, per noi professionisti, di accompagnare le persone verso un benessere sessuale che tenga conto dei desideri e delle modalità genuinamente personali.

Il focus principale sarà sul BDSM: vedremo le principali pratiche e ciò che le sottende, soffermandoci su aspetti quali comunicazione, responsabilità, consenso, sicurezza, regole, contratto e rituali. Verrà descritto l’ampio ventaglio di possibilità e configurazioni che, al di là di una concezione monolitica della sessualità “canonica”, ci svelerà come non appiattire un orizzonte di significati sconfinato per ridurlo ad una dicotomia giusto/sbagliato, sano/depravato.

Vedremo quali aspetti considerare come “campanelli d’allarme” e, grazie ad alcuni esempi, sarà possibile osservare le differenze tra kink “sano” e indicatori di coercizione.


Programma:

1° modulo

La salute sessuale, i diritti sessuali e il movimento sex positive. Parte teorica + spazio domande e feedback.

Attraverso quale lente osservare la sessualità atipica?

  • Oltre il concetto di patologia: definizione di salute sessuale secondo l’OMS
  • Diritto a vivere una sessualità che sia “propria”: i diritti sessuali
  • Uno sguardo inclusivo: cosa si intende per “sex positive”?
  • Sessualità canonica, sessualità atipica: due rette parallele che non si incontreranno mai?
  • Quando il sesso si fa “strano”: riflessioni sul diritto alla sessualità

Il gusto del sesso: vanilla o kinky? Focus sul BDSM (Bondage, Disciplina/Dominanza, Sottomissione/Sadimo, Masochismo). Parte teorica + spazio domande e feedback.

Cosa si intende quando si parla di sessualità “kink”, quante sfumature può assumere?

Il focus sarà in particolare sul BDSM, considerando la valenza simbolica che assume nella vita di chi lo pratica (a diversi livelli) e l’orizzonte di significati nel quale può essere inserito.

  • Kink, perversione, parafilia, patologia: diversi termini per diversi mondi. Aspetti definitori e riflessioni.
  • Entriamo nel vivo del kinky sex: Fantasie e role-playing, Feticismo, Voyeurismo/esibizionismo, Sesso di gruppo, BDSM
  • Cosa si intende per BDSM? Che pratiche comprende? Come può essere vissuto e quale impatto può avere da un punto di vista psicologico, identitario, relazionale, culturale e sociale
  • I principali ruoli nel BDSM: Bottom/Top, Dom, Sub, Master/Mistress, Slave, Switch.
  • Sessioni o 24/7? Diversi modi d vivere la sensualità, l’erotismo, il ruolo e il sesso.

2° modulo

Alcune pratiche BDSM: conoscere per comprendere. Parte teorica + spazio domande e feedback.

  • SSC: safe, sane & consensual: il contratto, le safe-words, l’aftercare.
  • Aspetti rituali e di iniziazione: la cerimonia del collare
  • Nelle tue mani: il rapporto bottom/Top.
  • Il dolore che cura: un esempio dal cinema per comprendere meglio i rapporti sado-maso
  • Legami per essere liberi: il bondage.
  • Anale maschile, identità di genere e orientamento sessuale: il pegging

Il kink dallo psicologo. Alcuni esempi clinici. 

  • Patologia o preferenza? Quali “campanelli d’allarme” ascoltare? Cosa indagare nel colloquio clinico?
  • Calare la maschera del quotidiano ed indossare una maschera nuova: chi detiene il potere? Uno scambio equo di responsabilità.
  • Cultura underground e mainstream: il BDSM nella cultura popolare e le ricadute che ciò comporta. Abbattimento dei tabù o appiattimento di significati? Maggior accessibilità o perdita di ritualità? Quali pericoli possiamo incontrare?
  • Lavorare con la sessualità kink: la trasgressione (desiderata?), l’integrazione degli aspetti atipici in una coerenza narrativa biografica, psicoeducazione, comprensione e accettazione di sé, aspetti comunicativi e vita relazionale.
  • Cosa imparare dal Kink? Il sano nel “deviante”, il patologico nel “normale”.
  • Alcuni esempi clinici.

Docente: Debora Riva

Psicologa. Si occupa di psicologia applicata al mondo dell’underground, approfondendo tematiche quali tatuaggi, body-mod, kinky-sex e dinamiche individuali e sociali connesse all’appartenenza a culture alternative (es. BDSM, culture musicali, ecc…). Svolge attività libero professionale di consulenza e sostegno psicologico individuale e di coppia. Socia co-fondatrice dell’Associazione di Promozione Sociale “Il Mosaico delle Idee”, attiva a Padova. Fa parte di “Amori 4.0” (una rete di professionisti esperti nelle relazioni del nuovo millennio) in qualità di referente di “psicologia e underground 4.0. Membro della prima Consulta Giovani dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto.