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Consigli di lettura: “Prove d’autore – Corso semiserio di scrittura emotiva”

Prove d'autore - Articolo

Prove d’autore – Corso semiserio di scrittura emotiva” è un libro scritto per Algra Editore da Sarah Grisiglione, psicologa, psicoterapeuta analitico-transazionale e docente liceale, che ho letto con grande curiosità e interesse. Avere inoltre l’occasione di dialogare con lei per Formapsicologi è stata un’occasione importante di approfondimento, da cui sono uscita arricchita e con vari spunti anche per il mio lavoro da psicoterapeuta.

Partiamo dalla composizione del libro: Sarah Grisiglione ci presenta un corso di scrittura rivolto a tutti, non solo ad appassionati. Il libro è composto da 14 esercizi di scrittura che non solo l’autrice descrive nel dettaglio riportandone la traccia ma in cui si cimenta lei stessa, donandoci esempi su cui riflettere.

Ogni esercizio è corredato da poesie dell’autrice, che traggono spunto dalle emozioni emerse nel corso della sua realizzazione. In fondo a ogni esercizio ci sono anche delle pagine strutturate come fossero quelle di un quaderno a righe, permettendo al lettore di scrivere seguendo la traccia. Il libro quindi non solo costituisce occasione di apprendimento, ma anche possibilità di provare noi stessi a lasciarci guidare dagli esercizi.

L’obiettivo principale del corso presentato da Sarah Grisiglione è quello di far emergere le proprie emozioni “liberandole su un foglio” e venirne in contatto, seguendo i suoi suggerimenti.

Nel corso del nostro dialogo ampio spazio è stato dato anche all’utilizzo della scrittura emotiva in psicoterapie individuali, di gruppo e anche in contesti come quello scolastico, con esempi tratti dall’esperienza dell’autrice, specificando l’importanza di un’accurata formazione per poter usare la scrittura in ambito clinico e come sia importante valutare se essa sia il mezzo idoneo per quello specifico paziente.

Oltre a parlare dei vari esercizi leggendo anche dei passi tratti dal libro, abbiamo parlato in particolare di come la scrittura in terza persona possa aiutare il paziente a raccontare un proprio vissuto di profonda sofferenza, in un modo che ne permetta poi la successiva elaborazione. 

Confrontandoci infine sull’ultimo esercizio “Raccontate un film attraverso le emozioni provate” ci siamo anche confrontate su come il cinema possa essere un altro veicolo di espressione di tematiche su cui lavorare.

Concludendo, “Prove d’autore” è un libro che apre una finestra sull’impiego della scrittura per esplorare il proprio mondo interiore e lo fa con un approccio molto pratico, che guida il lettore a piccoli passi attraverso esercizi volti a creare personaggi, inizi o finali di storie, allo scopo di arrivare a scrivere il libro che già abita dentro di sé.

Articolo a cura di Laura Lambertucci, psicologa e psicoterapeuta. Specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso “Studi Cognitivi”. Ha conseguito i livelli 1 e 2 del training in EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) e i livelli basic e intermediate del training in Terapia Metacognitiva Interpersonale


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Consigli di lettura: “La Terapia Metacognitiva Interpersonale di Gruppo (TMI-G) per i disturbi di personalità”

La TMI-G

Ho avuto l’occasione di intervistare per Formapsicologi Raffaele Popolo autore, insieme a Giancarlo Dimaggio e Paolo Ottavi, di un interessante libro di recente uscita per la FrancoAngeli dal titolo “La Terapia Metacognitiva Interpersonale di Gruppo (TMI-G) per i disturbi di personalità”.

Raffaele Popolo è psichiatra, psicoterapeuta e cofondatore del Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale di Roma. Nel corso del nostro dialogo, di cui è disponibile la videoregistrazione on-demand, Popolo parla con passione e accuratezza della TMI-G, un modello efficace di trattamento breve per pazienti con disturbi di personalità, validato empiricamente e fondato sulla Terapia Metacognitiva Interpersonale.

La TMI-G è composta da 16 sedute a cadenza settimanale in cui, nel corso delle prime 15 sedute, vengono presentati i Sistemi Motivazionali Interpersonali (agonistico, affiliazione/appartenenza, attaccamento, accudimento, esplorativo, sessuale e cooperativo), mentre l’ultima seduta è dedicata al confronto libero tra i partecipanti sulla propria esperienza nell’intero percorso.

Per ogni sistema motivazionale sono previste 2 sedute consecutive, ad eccezione del sistema cooperativo a cui vengono dedicate 3 sedute, sia perché tende ad essere il meno sperimentato dai pazienti con disturbo di personalità, sia per evidenziarne l’importanza ai fini del superamento delle problematiche relazionali. Ogni seduta è divisa in una prima parte psicoeducativa e in una seconda parte esperienziale, dove si  impiega la tecnica del role play. La parte psicoeducativa non è solo informativa, ma è anche preparatoria alla seconda: la presentazione di materiale inerente i sistemi motivazionali stimola infatti l’emergere di memorie autobiografiche e il contatto col proprio mondo interno.

Nel libro, come evidenziato anche nel corso dell’intervista, vengono descritte in modo approfondito tutte le caratteristiche della TMI-G (modello teorico alla base, scopi e regole del protocollo, composizione delle sedute, struttura del gruppo, indicazioni per affrontare le varie difficoltà che possono emergere …).

Il gruppo diventa quindi risorsa preziosa, in quanto contesto capace di offrire “uno spazio semi-naturalistico” in cui i pazienti possono esercitare le loro abilità metacognitive, migliorare il loro funzionamento sociale e sperimentare inoltre un senso di appartenenza e comunanza con gli altri, esperienza quest’ultima nuova per molti.

Nel corso del dialogo, abbiamo potuto approfondire anche il “dietro le quinte” della TMI-G, ossia  come è nato e come si è sviluppato il lavoro che ha portato alla sua elaborazione e anche come sia possibile integrarla con la psicoterapia individuale. Ne emerge il racconto di un importante lavoro di squadra, che promette interessanti sviluppi futuri.

Articolo a cura di Laura Lambertucci, psicologa e psicoterapeuta. Specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso “Studi Cognitivi”. Ha conseguito i livelli 1 e 2 del training in EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) e i livelli basic e intermediate del training in Terapia Metacognitiva Interpersonale


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Consigli di lettura:  “Il diavolo prenda l’ultimo – La fuga del narcisista”

Il diavolo prenda l'ultimo

Dopo l’intervista per il libro “Un attimo prima di cadere. La rivoluzione della psicoterapia”, torno di nuovo a dialogare per Formapsicologi con Giancarlo Dimaggio, psichiatra e psicoterapeuta, co-fondatore del Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale di Roma. L’occasione questa volta è offerta dal suo ultimo libro pubblicato da Baldini+Castoldi, “Il diavolo prenda l’ultimo. La fuga del narcisista” (2021), che racconta e tratta (uso i due verbi non a caso, come si capirà meglio poi) di un disturbo spesso frutto di stigma e divulgazione non corretta: il disturbo narcisistico di personalità.

La prima impressione che ho avuto da lettrice è quella di un libro appassionante, sia per le storie narrate sia per il grande interesse psicologico che suscita. Il libro infatti è soprattutto un romanzo che si fa anche saggio, non solo per la teoria psicologica che permea la trama, ma anche per la presenza di una trattazione finale sullo stato della psicoterapia del narcisismo oggi.

Il romanzo racconta le vicissitudini di Lorenzo Sartori, un giovane psicoterapeuta che, alla fine degli anni ’90, si ritrova a confrontarsi con i primi pazienti che interrompono bruscamente la terapia, spesso senza più fare ritorno, esperienza difficile per ogni psicoterapeuta, specie alle prime armi.

Lorenzo vuole essere bravo ed è ansioso di apprendere e migliorarsi per cui, dopo aver accumulato una serie di drop out, si domanda quale sia il problema. Il romanzo segue il percorso di Lorenzo per dare risposta a questo interrogativo e, attraverso lo studio, la supervisione e la terapia personale, capirà che una parte del problema è connessa a errori tecnici commessi in seduta e un’altra fondamentale parte affonda in “luoghi oscuri” interiori connessi alla sua storia personale, su cui ancora non aveva fatto luce. Inoltre, la difficoltà di Lorenzo è anche dovuta al trovarsi di fronte a narcisisti, pazienti che mettono in crisi il terapeuta con un atteggiamento di disprezzo e sfiducia latenti. Tuttavia, dietro la facciata a tratti arrogante, a tratti provocatoria e chiusa, celano un dolore difficile da contattare ma che, in questo libro, possiamo avvicinare e comprendere.

La storia di Lorenzo si intreccia quindi con la storia dei suoi pazienti, che conosciamo attraverso le sedute descritte nel libro, raccontante con un registro ironico e allo stesso tempo sensibile, capace di dare forma con rispetto alla persona del narcisista e al suo mondo interiore oltre l’apparenza.

Nell’intervista, Dimaggio ci spiega il significato del titolo così enigmatico:

Quando ne conosci il funzionamento (del narcisista), scopri dei lati molto chiari. Il primo è che la presentazione può essere di arroganza, menzogna, superiorità, disprezzo, mancanza di empatia, inaffidabilità … tutta una serie di qualità poco gradevoli dal punto di vista umano, ma quando andiamo a osservarne l’animo, quello che rimane la sera prima di spegnere le luci, ecco lì non vedi il tiranno, vedi la persona che sta in uno spazio vitale estremamente esile perché, se smetti quella che sembra una corsa verso l’alto ma che in realtà è una fuga, se smetti di mirare a quell’eccellenza che poi dentro di te non raggiungi mai, sei dominato dal terrore che ti prenda quella figura che ti aleggia alle spalle, malevola, il diavolo (…) ma il punto è che anche per quelli che hanno possibilità di eccellere, anche lì quel terreno è pericoloso, perché dall’altro estremo dell’esistenza c’è il tiranno, come se sfidassero un’autorità superiore che ama poco essere messa in discussione.

Nel corso del dialogo, anche attraverso le numerose domande ricevute dagli spettatori al webinar, abbiamo approfondito varie interessanti tematiche tra cui: la mancanza del “motore nucleare” dell’esistenza nei narcisisti, le loro storie familiari, il dolore dell’altro come “vincolo penalizzante e paralizzante”, le problematiche nelle relazioni amorose, la comorbidità con altri disturbi ed elementi di tecnica di psicoterapia con consigli pratici per i terapeuti, anche contenuti nel saggio.

Nel finale di un’intervista ricca di molti spunti, Dimaggio ci legge un estratto del libro, un pezzo emotivamente toccante che ben rappresenta un libro che vuole raccontare con profondità storie e, allo stesso tempo, parlare con rigore e metodo della psicoterapia del narcisismo.

Articolo a cura di Laura Lambertucci, psicologa e psicoterapeuta. Specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso “Studi Cognitivi”. Ha conseguito i livelli 1 e 2 del training in EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) e il livello basic del training in Terapia Metacognitiva Interpersonale.


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Le terapie immaginative – Claudio Widmann

Le Terapie immaginative - Claudio Widmann

Claudio Widmann è analista junghiano, membro  del CIPA (Centro Italiano di Psicologia Analitica) e della IAAP (International Association for Analytical Psychology), docente di teoria del simbolismo e di tecniche dell’immaginario in varie scuole di specializzazione in psicoterapia.

Nel corso online per Formapsicologi, Widmann offre un interessante e approfondito viaggio attraverso le molteplici terapie immaginative.

Si parte dalla loro storia, che affonda radici nell’antichità (nelle culture greca, egiziana, nativa americana, iraniana …) e si prosegue esponendo come la psicologia, nei suoi diversi orientamenti, abbia sviluppato vari approcci all’immagine mentale: ipnosi, immaginazioni libere, visualizzazioni guidate, desensibilizzazioni sistematiche ecc.

Nell’excursus di tecniche presentate, il terapeuta, in quanto rappresentante simbolico della coscienza, cambia il suo grado di intervento e di “atteggiamento attivo”: in alcune tecniche il terapeuta è molto direttivo, in altre invece non introduce forzature nello scenario del paziente, ma si limita a offrire stimolazioni per promuovere il manifestarsi di temi e l’evolversi di scenari già potenzialmente presenti (la “direttività neutra” del Rêve Eveillé Dirigé di Desoille); esistono inoltre approcci, come nell‘immaginazione autogena di Schultz, in cui il terapeuta è in silenzio e non viene esercitata nessuna suggestione verbale, cosicché l’organismo possa esprimersi in modo davvero autogeno, ossia determinato dall’interno, in un atteggiamento, anche da parte del paziente, di totale accettazione di quanto accade dentro sé stessi (“concentrazione passiva e lasciar-accadere”).

Tale disposizione psicologica la ritroviamo nell’immaginazione guidata di Jung, in cui è l’inconscio ad avere voce in capitolo, il terapeuta è come se fosse messo fuori dalla porta e tutto si sviluppa in un dialogo tra la persona e le figure del proprio immaginario.

Nel corso, oltre ad una ricca esposizione teorica, sono state condotte anche dimostrazioni pratiche. In particolare, ho avuto il piacere di partecipare all’esercizio di visualizzazione di un fiore, in cui ho provato in prima persona la meraviglia del lavoro con le immagini mentali, oltre ad essere stata una preziosa occasione per apprendere passaggi tecnici e indicazioni pratiche.

Bibliografia: Widmann, C. (2004). Le terapie immaginative. Edizioni Magi.

Articolo a cura di Laura Lambertucci, psicologa e psicoterapeuta. Specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso “Studi Cognitivi”. Ha conseguito il Livello 1 e 2 del training in EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).


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La Schema Therapy per il Narcisismo – Wendy T. Behary

La Schema Therapy per il Narcisismo - Wendy T.Behary

Wendy T. Behary, fondatrice e direttrice del Cognitive Therapy Center of New Jersey e degli Schema Therapy Institutes of NJ-NYC-DC., è uno dei massimi esperti internazionali di narcisismo.

Nel corso online in diretta da New York tenuto per Formapsicologi, Wendy Behary ci ha guidati alla comprensione del mondo psicologico dei narcisisti, pazienti considerati difficili per le varie criticità che possono emergere nel loro trattamento: brillanti, intelligenti e impegnati a primeggiare sempre, sono anche persone con un comportamento egocentrico, dalle tante esigenze e pretese, e che tendono a porsi su un piedistallo da cui giudicano tutto e tutti con distacco e disprezzo.

E’ quindi frequente provare come terapeuti un senso di frustrazione, specie se si attiva lo schema di inadeguatezza/senso di colpa, ma la Behary ci dice che “dobbiamo poter fare la differenza”. Pertanto, all’interno del modello teorico-clinico di riferimento della Schema Therapy, la Behary ci fornisce una guida per l’individuazione, comprensione e gestione degli schemi/mode che si attivano nel narcisista e nel terapeuta e ci presenta inoltre l’elemento essenziale, la “pepita d’oro”, del trattamento: l’empatia.

Attraverso la comprensione delle origini del narcisimo, in particolare delle esperienze infantili vissute da questi pazienti, possiamo mantenere quell’atteggiamento di confronto empatico, che previene cicli di conflitto/competizione, permettendoci inoltre di entrare in connessione con la parte più vulnerabile che il narcisista si sforza di non far vedere, il bambino solo/vergognoso, e fungere da agenti di re-parenting, non per cambiare la storia (è impossibile cambiare ciò che ormai è stato), ma per modificare come quella storia è stata costruita nella mente.

Nel lavoro terapeutico, infatti, possiamo offrire delle esperienze emotive diverse e, con il potente strumento dell’immaginazione, mediante esercizi guidati (per cui la Behary ci fornisce esempi con suoi casi clinici), possiamo far sperimentare al paziente come sarebbe stato se quella esperienza fosse stata soddisfatta: in particolare, per il narcisista, come si sentirebbe se fosse amato perchè va bene così com’è, a prescindere dalla perfomance e dal primeggiare.

Nell’infanzia dei narcisisti, infatti, comune è la presenza di figure di riferimento esigenti e critiche, che hanno trasmesso il messaggio che, per essere apprezzati, bisognasse sforzarsi per essere sempre i migliori. Il bambino cresce quindi con l’idea di non essere mai abbastanza, con un costante bisogno di ricerca di approvazione e privo di quell’amore incondizionato, che permette invece di sentirsi di valore a prescindere.

Il fatto inoltre di essere riconosciuti solo per le cose straordinarie che fanno, li porta a coltivare la percezione di essere speciali e in diritto di ottenere qualsiasi cosa vogliano.

All’interno di una cornice di regole di setting predefinite che il paziente deve rispettare per imparare a tollerare la frustrazione, il terapeuta lavora affinchè il paziente impari dapprima ad essere empatico verso sé stesso, a comprendere come si sono creati i pattern disfunzionali di comportamento e la loro funzione, oltre che le conseguenze negative a cui lo hanno portato e di cui è importante se ne assuma la responsabilità.

“Più comprendono, più capiscono che non devono fare così tanto per essere amati” e, in questo modo, è possibile “disarmare” il narcisista  affinchè si senta libero di comprendere che anche lui è un essere umano e impari ad entrare in contatto con la sofferenza del proprio bambino solo interiore e a prendersene cura mediante la parte dell’adulto sano, che si cerca di sviluppare e promuovere in terapia coinvolgendola come co-terapeuta.

Gli ostacoli nel perseguimento di questi obiettivi sono molteplici ma Wendy Behary, nel corso, ci fornisce anche utili e preziosi suggerimenti e strategie pratiche per poterli superare e far in modo che il paziente mantenga la motivazione al trattamento.

Articolo a cura di Laura Lambertucci, psicologa e psicoterapeuta. Specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso “Studi Cognitivi”. Ha conseguito il Livello 1 e 2 del training in EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).


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Fare ACT

Fare ACT

L’ACT è un’applicazione della psicologia comportamentale contestuale, è “davvero un’Analisi del Comportamento Applicata”, come ci ricorda Kelly Wilson, uno dei co-fondatori, insieme a Steven Hayes e Kirk Strosahl, di questa psicoterapia di terza onda delle terapie cognitive e comportamentali.


E se il termine comportamentismo può suonare strano oppure curioso, ebbene sappiate che ciò di cui l’ACT si occupa è proprio il continuo flusso di attività in divenire di un organismo in interazione dinamica con il contesto in cui tale flusso accade; in altre parole, il “comportamento-nel-contesto”.


Con “comportamento”, s’intende ogni cosa che un organismo fa: camminare, parlare, sentire, sperare, desiderare, pensare, provare sentimenti, ecc…


Con “contesto”, ci si riferisce a tutto ciò che accade ad un organismo e perciò tutto quello che gli è accaduto dalla sua nascita che possa avere influenzato o modificato in qualche modo il suo comportamento e quindi sia il contesto storico riferito alla sua storia di apprendimento, sia il contesto attuale, privato e pubblico.


Comportamento e contesto sono indivisibili, non può esserci l’uno senza l’altro e ciò che nell’ACT interessa è la relazione funzionale tra contesto e comportamento piuttosto che la sua forma per spiegare e comprendere cosa una persona fa e perché, e aiutarla ad essere libera dalla sofferenza, cioè essere libera di vivere una vita che abbia senso e scopo.


Quando una persona fa qualcosa in presenza di un certo stimolo contestuale sulla base della sua storia di apprendimento, possiamo dire che c’è una relazione funzionale tra lo stimolo/contesto e la risposta/comportamento della persona.

Quando i comportamentisti parlano della “funzione di un comportamento” non stanno prendendo in considerazione lo scopo o l’intenzione di una persona quando fa qualcosa, ma si riferiscono all’impatto, alle conseguenze dell’azione di quella persona in un dato momento, in uno specifico contesto.


Per esempio, un paziente potrebbe dire: “Ho paura di poter fare del male ai miei familiari. Sono una persona terribile!”
Come terapeuti noi siamo il contesto in cui avviene questo comportamento e la nostra risposta influenzerà l’altra persona in relazione al suo contesto attuale e storico. Allo stesso tempo quella cognizione, il pensare a quei contenuti (comportamento-azione), avrà un impatto/una funzione sulla persona stessa e sul terapeuta e tale conseguenza presumibilmente evocherà dei contesti privati ai quali il terapeuta potrebbe rispondere reattivamente e/o esserne inconsapevole e di conseguenza essere meno libero di scegliere quale intervento attuare.

Pertanto, diviene fondamentale che il terapeuta ACT sia consapevole e presente momento per momento e in maniera non giudicante, abile nell’osservare cosa sta accadendo in se stesso, nel paziente e nella relazione terapeutica. Questa abilità è in relazione ai processi di attenzione intenzionale e fluida e di presa di prospettiva flessibile, due dei sei processi del modello ACT.

Questi processi si intrecciano con quelli di defusione ed accettazione per riconoscere e discriminare l’esperienza del
modo interno dall’esperienza del mondo esterno, e dare così vita ad uno spazio di libertà dal quale guardare con curiosità pensieri ed emozioni ed indebolire il loro controllo sulle azioni e all’interno del quale poter entrare in contatto con le conseguenze di azioni che riflettono quello che è davvero importante per noi e scegliere di impegnarci ad agire passo dopo passo verso la direzione desiderata.


La frase precedente può aprire le porte, a seconda del momento in cui ci troviamo in terapia, a processi di defusione dai pensieri o di apertura alle emozioni oppure di presa di prospettiva su di sé, ma anche di esplorazione di ciò che conta di più nella vita per il paziente.


Sempre a proposito di funzioni del comportamento-in-un-contesto, per esempio, leggete le seguenti frasi, fate una pausa dopo ogni frase e notare cosa suscitano in voi:


“Giorgio è un bambino.”

“Giorno è un bambino a cui piace mangiare i dolci.”



“Giorgio è un bambino a cui piace mangiare i dolci solo una volta alla settimana.”



Cosa avete notato? A quali funzioni del contesto, in questo caso le parole, avete risposto, (risposta = pensieri, emozioni e sensazioni corporee emersi in relazione alle funzioni dello stimolo)?


Il terapeuta attraverso i suoi interventi mira a sviluppare e potenziare i sei processi del modello ACT nel paziente per promuovere un cambiamento.

Ogni tentativo di acquisire conoscenza richiede una presa di prospettiva e non a caso questo è uno dei processi di base per fare un’esperienza di sé che trascenda un’identificazione coi contenuti della propria coscienza e che possa aprire a nuove possibilità e quindi a nuovi comportamenti e a nuove conseguenze.


L’ACT è una psicoterapia che non mira quindi alla riduzione dei sintomi come obiettivo primario, ciò può avvenire come conseguenza di un cambiamento che coinvolge i sei processi psicologici, che secondo il modello, sono alla base del funzionamento di ogni persona.

Infatti in quest’ottica, cliente e terapeuta condividono, in virtù del loro essere umani, gli stessi processi psicologici e il cliente non è considerato come una persona che “ha” un problema, che va aggiustato o che è difettoso, ma come un individuo completo i cui comportamenti sono sotto il controllo di alcuni processi che, a discapito di altri, restringono il suo repertorio comportamentale e la possibilità di vivere esperienze diverse da quelle in cui si trova e per le quali spesso giunge in terapia proprio per liberarsene.

Articolo a cura di Fabrizio Tabiani, Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, Terapeuta ACT, Terapeuta EMDR, Istruttore MBSR e MBCT.

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Coppia, tradimento ed EFT

Coppia, tradimento ed EFT

Cosa è l’Emotionally Focused Therapy (EFT)? È possibile aiutare le coppie che hanno affrontato un tradimento con questo modello?

L’EFT (Emotionally Focused Therapy) è un affermato approccio umanistico alla psicoterapia formulato negli anni ’80 e sviluppato parallelamente allo sviluppo della scienza dell’attaccamento degli adulti, dando vita a una prospettiva di sviluppo profondo della personalità e delle relazioni intime. Questa scienza ha ampliato la nostra comprensione delle disfunzioni individuali e della salute, così come la natura delle relazioni d’amore e dei legami familiari.

L’attaccamento vede gli esseri umani come persone innatamente relazionali, sociali e connesse a un legame intimo con gli altri. Il modello EFT dà priorità alle emozioni e alla regolazione emotiva come agenti organizzativi fondamentali nell’esperienza individuale e nelle principali interazioni relazionali.

La ricerca sull’EFT fino ad oggi si è concentrata sui risultati e sui processi di studio del cambiamento con le coppie, e l’EFT per le coppie è il gold standard per interventi empiricamente validati in questo campo secondo l’APA (American Psychological Association).

L’EFT è principalmente conosciuto come un intervento di coppia all’avanguardia, sperimentato e collaudato, ed è anche usato per affrontare in terapia individuale (EFIT – Emotionally Focused Individual Therapy) la depressione, l’ansia e lo stress post traumatico e per riparare i legami familiari (EFFT – Emotionally Focused Family Therapy). Questo modello applica i principi della scienza dell’attaccamento utilizzando tecniche esperienziali non patologizzanti (dall’approccio umanistico di Carl Rogers) e dei sistemi relazionali (dal lavoro sistemico di Salvador Minuchin) per focalizzare e cambiare i fattori organizzativi fondamentali sia del Sé che delle relazioni chiave.

L’EFT ha anche generato molti programmi di educazione alla relazione, per esempio il programma “Hold Me Tight: Conversations for Connection” e il programma “Healing Hearts Together” per coppie nelle quali sono presenti casi di disturbi cardiaci. Inoltre si avvale di un modello specifico per lavorare con le ferite di attaccamento causate internamente alla relazione, quali ad esempio i tradimenti: L’AIRM (Attachment Injuries Repair Model – Lorrie Brubacher)

EFT per coppie (EFCT)

L’EFCT è un approccio strutturato a breve termine (da 8 a 20 sedute) specifico per le coppie. Gli interventi in EFCT integrano un approccio umanistico ed esperienziale alla ristrutturazione dell’esperienza emotiva e un approccio strutturale sistemico alle interazioni di ristrutturazione.

Esiste oggi un corpus sostanziale di ricerche sull’efficacia dell’EFCT. Questa ricerca mostra ampie misure di effetto del trattamento e risultati stabili nel tempo. L’EFCT è utilizzato con successo con molti tipi diversi di coppie nella pratica privata, nei centri di formazione universitari e nelle cliniche ospedaliere. Esistono ricerche che ne evidenziano l’efficacia in coppie in cui uno dei partner mostra diverse tipologie di sintomi come la depressione, l’ansia,  il PTSD, malattie mediche, disturbi di personalità e con problemi riguardanti il perdono di ferite d’attaccamento fra i partner.

L’EFCT è utilizzato con diversi gruppi culturali e livelli di istruzione in Nord America, Australia, Nuova Zelanda, Europa, Africa e Asia e coppie LGBTQI.

Il lavoro EFT nei casi di infedeltà.

Quando la figura primaria dell’attaccamento è sia la fonte che la soluzione al dolore e alla paura in una relazione, il risultato è la rottura del legame di attaccamento e la distruzione del matrimonio (Johnson, 2005).

L’ infedeltà può apparire sotto diverse forme. In ognuna di esse, in un rapporto impegnato, può essere un immenso trauma per entrambi i partner e per il rapporto stesso. Spesso la notizia di una relazione esterna alla coppia è come una bomba che esplode nel bel mezzo della relazione, e può cogliere l’altro partner completamente di sorpresa, facendo sentire quella persona scioccata, tradita, arrabbiata, gelosa, inutile, sola o confusa.

I partner che hanno avuto la relazione possono provare senso di colpa, vergogna, perdita di rispetto per se stessi. In alcuni casi, possono sentire di aver perso la voce e l’identità e non essere in grado di affrontare il dolore che hanno causato al partner. Il tradimento sessuale nel matrimonio è estremamente distruttivo per la relazione. Quindi non solo crea un dolore inimmaginabile per il coniuge tradito, ma lacera anche il legame stesso che tiene insieme il matrimonio o la relazione.

Molte coppie vengono in terapia di coppia in un momento simile per cercare di capire cosa è appena successo nella loro relazione e per cercare di recuperare e andare avanti. Considerano una varietà di opzioni lungo il percorso, tra cui la separazione e il divorzio, e spesso è un processo lungo e faticoso per ricostruire la fiducia, l’amore e la sicurezza emotiva.

Una coppia che lavora ad una relazione deve capire perché l’infedeltà è avvenuta, e quali sono le garanzie che non accadrà più. Deve giungere a una nuova comprensione del proprio rapporto e dell’altro, e piangere la perdita dell’innocenza della relazione precedente.

Riacquistare la fiducia è un processo che richiede molto tempo e richiede nuove promesse da fare e mantenere nel tempo. Spesso, tuttavia, la coppia può giungere a una nuova comprensione reciproca che le permette di sentire una maggiore connessione e una relazione rivitalizzata anche dopo la relazione. Alcune coppie finiscono per rendersi conto che “Sì, si può ottenere il divorzio e avere una nuova relazione con un’altra persona, oppure si può cercare di avere una relazione diversa con la stessa persona”.

I difficili problemi che le coppie si trovano ad affrontare dopo un tradimento possono essere ignorati o trattati in modo superficiale da psicoterapeuti inesperti che non hanno familiarità con le esigenze di queste coppie.

Sintomi come l’eccessiva ruminazione, l’ipervigilanza e i flashback che si alternano con l’evitamento e l’intorpidimento sono sintomi chiave che hanno fatto notare ad alcuni che molti dei sintomi sperimentati dai coniugi traditi corrispondono ai sintomi del disturbo post-traumatico da stress (PTSD).

In sostanza, l’episodio non è un ricordo calmo e lontano, ma è vivo e presente, continuando a tenere in ostaggio un rapporto matrimoniale alle sue forze distruttive anche dopo anni dal momento dell’evento. I ricercatori, rispetto a questo, hanno anche notato che nei casi di infedeltà, i partner usano spesso proprio il linguaggio del trauma quando descrivono la loro esperienza, comunicando in termini di vita o di morte.

Leggendo queste parole attraverso la lente della teoria dell’attaccamento, i terapeuti e i ricercatori hanno sviluppato quindi il concetto di ferite di attaccamento e hanno acquisito una migliore comprensione del loro impatto sulla coppia ferita dall’attaccamento.

In Emotionally Focused Therapy (EFT), con l’utilizzo del modello AIRM (Attachment Injuries Repair Model – Lorrie Brubacher) l’attenzione non si concentra quindi semplicemente sul  contenuto del tradimento sessuale in sé, ma sugli effetti emotivi causati dal danno all’attaccamento causato dal tradimento.

Il terapeuta EFT con l’utilizzo di questo modello, strutturato in 7 movimenti e momenti specifici in cui entrambi i partner affrontano e rivivono in modo esperienziale l’evento, può quindi aiutare la coppia ad affrontare queste violazioni della fiducia, e lavorerà per fornire esperienze riparative durante la seduta che faciliteranno la riparazione del legame di attaccamento.

L’obiettivo sarà quello di migliorare i comportamenti di attaccamento, che a loro volta miglioreranno il rapporto angosciato. Il terapeuta, quindi, guiderà la coppia a identificare e comprendere le emozioni sottostanti e a stabilire modelli più sani di interazione per incoraggiare l’apertura e la fiducia tra i partner anche dopo l’evento ricostruttivo dell’evento traumatico.

Le fasi chiave identificate nella risoluzione delle ferite, sia che si tratti di coinvolgimenti extraconiugali che di altre violazioni della fiducia sono, in forma riassunta, le seguenti: [riportato da “Broken Bonds: An Emotionally Focused Approach to Infidelity – Susan M. Johnson]

1. Uno dei membri della coppia descrive il momento traumatico in cui si è sentita/o tradita, abbandonata/o e impotente, sperimentando una violazione della fiducia nella relazione e perdendo la sensazione di legame sicuro. L’incidente è dolorosamente vivo e presente piuttosto che un tranquillo ricordo. Il/la partner potrebbe negare, oppure minimizza l’incidente e il dolore dell’altro/a e spostarsi in posizione difensiva.

2. Con l’aiuto del terapeuta, il partner ferito rimane in contatto con la ferita e comincia ad articolare esplicitamente il suo impatto e il suo significato di attaccamento. A questo punto emergono spesso emozioni nuove o negate. La rabbia si evolve spesso in una chiara espressione di dolore, impotenza, paura e vergogna. Il collegamento della ferita con i cicli negativi presenti nel rapporto diventa chiaro.

3. Il partner supportato dal terapeuta comincia a sentire e a capire il significato degli eventi che hanno causato la ferita, e a capire in termini di attaccamento, come riflesso della sua importanza per l’altro/a, piuttosto che come semplice riflesso delle sue inadeguatezze personali o “sbagli”. A questo punto il partner riesce a riconoscere quindi il dolore e la sofferenza del partner ferito ed elabora come si sono evolute per lui stesso le ferite, in modo che le sue azioni diventino chiare e comprensibili per il partner ferito.

4. Il partner ferito si muove poi provvisoriamente verso un’articolazione più integrata e completa del tradimento. Con l’aiuto del terapeuta, questa narrazione è ora resa chiara e organizzata. Essa racchiude la perdita che circonda la lesione e le paure e bisogni di attaccamento. Questo partner, sostenuto dal terapeuta, permette all’altro di testimoniare la sua vulnerabilità.

5. Il partner che ha causato la ferita diventa allora più coinvolto emotivamente e riconosce la responsabilità per la sua parte nella ferita di attaccamento/infedeltà ed esprime empatia, rammarico e/o rimorso in un in modo congruente ed emotivamente impegnato.

6. Il coniuge ferito riesce a correre il rischio di chiedere il conforto e accudimento dal partner che non erano disponibili al momento dell’evento, rispetto alla scoperta dell’infedeltà o nelle precedenti discussioni della coppia sull’infedeltà/lesione.

7. L’altro membro della coppia risponde in modo aperto e premuroso che agisce come un antidoto all’esperienza traumatica della lesione da attaccamento. I partner sono quindi in grado di costruire insieme una nuova narrazione della ferita. Questa narrazione è ordinata e comprende, per il partner ferito un senso chiaro e accettabile di come l’altro è diventato e come questa relazione è ora risolta e diversa.

La coppia si ricostruisce quindi più fiduciosa, aperta e dopo questa interazione di guarigione che rinnova e ripara il legame tra loro è in grado di passare alla terza fase di consolidamento EFT.

Bibliografia essenziale

Johnson S.M. (2020), The practice of Emotionally Focused Couple Therapy, Creating Connection, 3rd Edition, Routledge, Londra.

Johnson, S.M. (2019), Attachment Theory in Practice: Emotionally Focused Therapy (EFT), Guilford, New York.

Johnson, S.M. (2014), Love Sense, ISC, Sassari.

Johnson, S.M. (2012) Stringimi Forte, ISC, Sassari.

Articolo a cura di Giulia Altera (Trainer, Supervisore, Terapeuta certificata dall’ICEEFT di Ottawa in EFT, co- fondatrice della Comunità EFT Italia e Direttrice del Centro EFT Nord Italia) e Andrea Pagani (Co-fondatore della Comunità EFT Italia, Direttore dell’EFT Roma Center, Trainer, Supervisore e Terapeuta certificato dall’ICEEFT di Ottawa).


Ti interessa questo argomento?

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Itinerario di Sessuologia

Itinerario di sessuologia

Sei interessato/a ad accrescere le tue conoscenze sulla teoria e gli ambiti applicativi della sessuologia? Ecco un itinerario formativo utile ad approcciarsi ai modelli teorico-pratici di questa disciplina.

Webinar introduttivo GRATUITO ON-DEMAND “La psicosessuologia nella pratica professionale”

Perché lo psicologo e la psicologa devono conoscere la sessualità umana? Quali sono gli ambiti di intervento che richiedono una conoscenza della psicosessuologia? Quali conoscenze servono? Quali sono le principali difficoltà che si possono incontrare?

Docente: Laura Salvai

Psicologa – psicoterapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale, esperta in educazione sessuale, consulente sessuale e sessuologa Clinica F.I.S.S. (Federazione Italiana Sessuologia Scientifica).

La psicosessuologia nella pratica professionale

Corso ON-DEMAND a PAGAMENTO “Lavorare con la sessualità: dall’educazione sessuale alla clinica”

Primo Modulo

– Sessualità, cultura, stereotipi e tabù
– Cos’è la sessualità
– Il piacere
– Sessualità e cervello
– Sessualità e sistema di allarme
– La risposta sessuale: fasi e funzionamento

Secondo Modulo

– L’educazione sessuale formale e informale
– La sessualità nella clinica: dall’anamnesi ai tipi di intervento
– Lo psicologo e la sessualità: linguaggio, conoscenza di sé, lavoro su di sé, etica

Terzo Modulo

– I disturbi sessuali maschili e femminili

Quarto Modulo

– Sex addiction, parafilie e disturbi parafilici

Docente: Laura Salvai

Psicologa – psicoterapeuta, esperta in educazione sessuale, consulente sessuale e sessuologa clinica F.I.S.S. (Federazione Italiana Sessuologia Scientifica), terapeuta EMDR. Già Consigliera dell’Ordine Psicologi Piemonte e Professoressa a Contratto presso Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Psicologia (dal 2014 al 2019).

Sessualità: educazione e clinica

Webinar GRATUITO ON-DEMAND “Divers-abilità: invenzioni per rendersi felici”

Dialogo tra Lelio Bizzarri (autore del libro: Divers-abilità: invenzioni per rendersi felici – Empatia autodeterminazione e resilienza) e Laura Salvai sulla tematica della disabilità e gli aspetti sociali ad essa correlati, con una particolare attenzione al tema della sessualità e delle relazioni.


Webinar GRATUITO on-demand

Sessualità atipica: il mondo del “Kink” – 22 Maggio 2021

Una panoramica sul mondo della sessualità alternativa, definita “kink”, con particolare riferimento al BDSM (Bondage – disciplina/dominazione – sottomissione/sadismo – masochismo). In questo webinar, partendo dalla definizione dell’ OMS di salute sessuale, analizzeremo le innumerevoli sfumature della sessualità in un’ottica sex positive. Considereremo aspetti relazionali e identitari, dinamiche di potere, responsabilità ed immaginario erotico sottostante le principali pratiche BDSM.

Relatrice: Debora Riva

Psicologa, esperta in psicologia applicata al mondo dell’underground: si occupa di tematiche quali tatuaggi, body-mod, kinky-sex e dinamiche legate all’appartenenza alle culture alternative. Membro della consulta giovani dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto, socio fondatore dell’Associazione di Promozione Sociale “Il Mosaico delle Idee”.

Sessualità atipica

Corso ON-DEMAND a PAGAMENTO:

“A chi spetta dire che l’amore debba essere morbido e gentile?” Kinky Sex – Sex positive – Focus sul BDSM.

Descrizione:

Schiavo, padrone, dominazione, bondage, contratto, sessioni, safe-words… un breve viaggio nel mondo del Kink per comprendere alcuni aspetti della sessualità atipica ed accompagnare le persone che la vivono nel loro percorso personale, relazionale e sociale.

Cos’è il “kinky-sex”? Cosa si intende per BDSM? Quali sfumature può assumere la sessualità umana? Come guardare a pratiche controverse quali rituali di dominazione, pratiche sadomasochistiche, giochi di ruolo che, ad una prima impressione, possono sembrare violenza? Si possono considerare le pratiche kink come libere espressioni di una sessualità e di un erotismo responsabile e consensuale? Dove sta la patologia?

Questo corso vuole essere tappa di un viaggio in un mondo intricato, fatto di luoghi comuni ma anche sensualità, consenso, responsabilità, giochi di ruolo e dinamiche di potere, dolore e desiderio, rituali e forti rimandi identitari.

Partendo da queste domande, adotteremo la lente del sex-positive per volgere il nostro sguardo al mondo del kink e coglierne le implicazioni psicologiche, sociali e culturali.

Evidenzieremo gli stereotipi e i pregiudizi che permeano questi fenomeni e come il concetto di normalità statistica releghi pratiche meno frequenti al rango di “anormali”, assegnandovi giudizi morali che ostacolano la libera espressione delle proprie inclinazioni, impedendo alle persone di vivere una sessualità soddisfacente.

Illustreremo come il kink possa inserirsi in un contesto di salute sessuale e come possa essere vissuto sia a livello individuale che nella relazione, considerando la possibilità, per noi professionisti, di accompagnare le persone verso un benessere sessuale che tenga conto dei desideri e delle modalità genuinamente personali.

Il focus principale sarà sul BDSM: vedremo le principali pratiche e ciò che le sottende, soffermandoci su aspetti quali comunicazione, responsabilità, consenso, sicurezza, regole, contratto e rituali. Verrà descritto l’ampio ventaglio di possibilità e configurazioni che, al di là di una concezione monolitica della sessualità “canonica”, ci svelerà come non appiattire un orizzonte di significati sconfinato per ridurlo ad una dicotomia giusto/sbagliato, sano/depravato.

Vedremo quali aspetti considerare come “campanelli d’allarme” e, grazie ad alcuni esempi, sarà possibile osservare le differenze tra kink “sano” e indicatori di coercizione.


Programma:

1° modulo

La salute sessuale, i diritti sessuali e il movimento sex positive. Parte teorica + spazio domande e feedback.

Attraverso quale lente osservare la sessualità atipica?

  • Oltre il concetto di patologia: definizione di salute sessuale secondo l’OMS
  • Diritto a vivere una sessualità che sia “propria”: i diritti sessuali
  • Uno sguardo inclusivo: cosa si intende per “sex positive”?
  • Sessualità canonica, sessualità atipica: due rette parallele che non si incontreranno mai?
  • Quando il sesso si fa “strano”: riflessioni sul diritto alla sessualità

Il gusto del sesso: vanilla o kinky? Focus sul BDSM (Bondage, Disciplina/Dominanza, Sottomissione/Sadimo, Masochismo). Parte teorica + spazio domande e feedback.

Cosa si intende quando si parla di sessualità “kink”, quante sfumature può assumere?

Il focus sarà in particolare sul BDSM, considerando la valenza simbolica che assume nella vita di chi lo pratica (a diversi livelli) e l’orizzonte di significati nel quale può essere inserito.

  • Kink, perversione, parafilia, patologia: diversi termini per diversi mondi. Aspetti definitori e riflessioni.
  • Entriamo nel vivo del kinky sex: Fantasie e role-playing, Feticismo, Voyeurismo/esibizionismo, Sesso di gruppo, BDSM
  • Cosa si intende per BDSM? Che pratiche comprende? Come può essere vissuto e quale impatto può avere da un punto di vista psicologico, identitario, relazionale, culturale e sociale
  • I principali ruoli nel BDSM: Bottom/Top, Dom, Sub, Master/Mistress, Slave, Switch.
  • Sessioni o 24/7? Diversi modi d vivere la sensualità, l’erotismo, il ruolo e il sesso.

2° modulo

Alcune pratiche BDSM: conoscere per comprendere. Parte teorica + spazio domande e feedback.

  • SSC: safe, sane & consensual: il contratto, le safe-words, l’aftercare.
  • Aspetti rituali e di iniziazione: la cerimonia del collare
  • Nelle tue mani: il rapporto bottom/Top.
  • Il dolore che cura: un esempio dal cinema per comprendere meglio i rapporti sado-maso
  • Legami per essere liberi: il bondage.
  • Anale maschile, identità di genere e orientamento sessuale: il pegging

Il kink dallo psicologo. Alcuni esempi clinici. 

  • Patologia o preferenza? Quali “campanelli d’allarme” ascoltare? Cosa indagare nel colloquio clinico?
  • Calare la maschera del quotidiano ed indossare una maschera nuova: chi detiene il potere? Uno scambio equo di responsabilità.
  • Cultura underground e mainstream: il BDSM nella cultura popolare e le ricadute che ciò comporta. Abbattimento dei tabù o appiattimento di significati? Maggior accessibilità o perdita di ritualità? Quali pericoli possiamo incontrare?
  • Lavorare con la sessualità kink: la trasgressione (desiderata?), l’integrazione degli aspetti atipici in una coerenza narrativa biografica, psicoeducazione, comprensione e accettazione di sé, aspetti comunicativi e vita relazionale.
  • Cosa imparare dal Kink? Il sano nel “deviante”, il patologico nel “normale”.
  • Alcuni esempi clinici.

Docente: Debora Riva

Psicologa. Si occupa di psicologia applicata al mondo dell’underground, approfondendo tematiche quali tatuaggi, body-mod, kinky-sex e dinamiche individuali e sociali connesse all’appartenenza a culture alternative (es. BDSM, culture musicali, ecc…). Svolge attività libero professionale di consulenza e sostegno psicologico individuale e di coppia. Socia co-fondatrice dell’Associazione di Promozione Sociale “Il Mosaico delle Idee”, attiva a Padova. Fa parte di “Amori 4.0” (una rete di professionisti esperti nelle relazioni del nuovo millennio) in qualità di referente di “psicologia e underground 4.0. Membro della prima Consulta Giovani dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto.

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Itinerario sul Modello dello Sviluppo Morale

Itinerario sul Modello dello Sviluppo Morale

Sei interessato/a ad accrescere le tue conoscenze sul modello dello Sviluppo Morale? Ecco un itinerario formativo utile a conoscere la teoria e il trattamento dei disturbi mentali secondo questo fondamentale approccio.

Webinar introduttivo GRATUITO ON-DEMAND

“Lo Sviluppo Morale: dialogo con Manuel Villegas”

Manuel Villegas è, insieme ad autori come Piaget e Kohlberg uno dei più grandi esperti nello studio dello sviluppo morale. Egli è stato descritto come autore originale e anticonformista, avendo collegato lo sviluppo normale e patologico dell’individuo alla dimensione morale e alla regolazione dei conflitti che possono sorgere tra le istanze morali delle varie fasi di sviluppo. Villegas ha saputo restituire alla psicologia la sua dimensione normativa e alle azioni umane la loro dimensione sociale e morale, affiancando al piano neurobiologico e cognitivo altri livelli e restituendo all’uomo il libero arbitrio, l’autonomia e la responsabilità (Marco Castiglioni, 2017). Il suo modello è una mappa straordinaria che ci può guidare nella clinica sia dell’età evolutiva che degli adulti, nonché in ambito forense e criminologico. Un’apertura alle nostre radici filosofiche che offre scenari assolutamente attuali.

Corso ON-DEMAND a PAGAMENTO: “Psico(pato)logia e Psicoterapia dello Sviluppo Morale”

La premessa da cui parte il modello dello sviluppo morale è che tutti i disturbi psichici, chiaramente differenziati da quelli neurologici o neuropsichiatrici, hanno origine da un conflitto di carattere morale. In questa cornice i disturbi emotivi e comportamentali vengono attribuiti a deficit evolutivi oppure conflitti strutturali nel sistema di regolazione morale, a partire dalla concezione del malessere psichico come risultato di limitazioni o costrizioni interne o esterne della libertà.

Il corso permette di fissare i fondamenti teorici del modello dello sviluppo morale, comprendere il processo di costruzione dei diversi sistemi di regolazione morale e stabilire i rapporti tra le diverse modalità di regolazione morale e i disturbi psichici.
Il corso ha una ampia parte di presentazione di casi clinici utili a illustrare il trattamento in modo pratico.

Docente: Manuel Villegas Besora

Psicologo e psicoterapeuta, già docente all’Università di Barcellona per quasi quarant’anni, direttore e promotore di diversi corsi post-laurea per la formazione in psicoterapia (adulti), terapia sessuale e di coppia, è membro dell’Asociación Española de Psicoterapias Cognitivas (ASEPCO), di cui è stato socio fondatore e presidente. Ha fondato la prestigiosa “Revista de Psicoterapia”, che ha diretto dal 1990 al 2014.

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Itinerario sulla Fototerapia

Itinerario sulla fototerapia

Sei interessato/a ad accrescere le tue conoscenze sulla teoria e gli ambiti applicativi della Fototerapia? Ecco un itinerario formativo utile a conoscere e approfondire questa tecnica.

Webinar introduttivo GRATUITO ON-DEMAND “L’uso della fotografia in psicoterapia”

Una panoramica delle tecniche che possono essere utilizzate all’interno di un percorso terapeutico.
Quando, come e con chi utilizzare la fototerapia; come introdurla in un percorso terapeutico già iniziato o in un nuovo percorso; quali sono gli aspetti che si possono indagare con questo metodo e quali le ricadute positive sulla terapia; come comporre il mazzo di fotografie da utilizzare con i diversi pazienti.

Relatrice: Morena Petrongolo

Psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Breve Strategica e formata in Fototerapia, Fotografia Terapeutica e Photolangage.

CORSO ON-DEMAND A PAGAMENTO “Applicazioni cliniche della fotografia in terapia”

  • Come, quando e perché è utile introdurre le immagini fotografiche all’interno del percorso terapeutico.
  • Basi teoriche sull’uso della fotografia in ambito clinico.
  • Tecniche di Fototerapia.
  • L’uso della fotografia come strumento di comunicazione e mediazione nei gruppi.

Relatrice: Morena Petrongolo

Psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Breve Strategica e formata in Fototerapia, Fotografia Terapeutica e Photolangage.

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Itinerario ACT (Acceptance and Committment Therapy)

Itinerario ACT Acceptance and Committment Therapy

Se vuoi accrescere le tue conoscenze sulla teoria e gli ambiti applicativi dell’Acceptance and Committment Therapy, ecco un itinerario formativo utile ad approfondire questo modello.

Webinar introduttivo GRATUITO ON-DEMAND: “Introduzione all’Acceptance and Commitment Therapy (ACT)”

In questo webinar viene data una prima descrizione dell’ACT, delle sue basi epistemologiche, teorie di riferimento e modello di intervento.

Relatore: Fabrizio Tabiani

Psicologo, psicoterapeuta cognitivo comportamentale, terapeuta EMDR e ACT.

Corso ON-DEMAND a PAGAMENTO

“Acceptance and Commitment Therapy (ACT): corso base”

Il terapeuta ACT non usa un protocollo più o meno rigido di interventi, ma tende ad utilizzare metafore, paradossi ed esercizi esperienziali basati su una teoria del linguaggio e della cognizione umane, la Relation Frame Theory (RFT), i cui principi sono definiti con rigore scientifico. In questo corso, il partecipante potrà apprendere come riconoscere i processi di flessibilità psicologica in se stesso e nei pazienti e alcune strategie di base per attuare il cambiamento terapeutico.

Docente: Fabrizio Tabiani

Psicologo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, terapeuta ACT, EMDR, istruttore MBSR e MBCT.

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Itinerario sulla Schema Therapy

Itinerario sulla Schema Therapy

Sei interessato/a ad accrescere le tue conoscenze sulla teoria e gli ambiti applicativi della Schema Therapy? Ecco un itinerario formativo utile a conoscere e approfondire il modello.

Webinar introduttivo GRATUITO ON-DEMAND “Schema Therapy: elementi di base”

In questo webinar viene data una prima descrizione della schema therapy partendo dalle sue origini fino agli sviluppi attuali.

Relatore: Enrico Parpaglione

Psicologo psicoterapeuta, terapeuta avanzato, supervisore e trainer ST certificato dalla Società Internazionale di Schema Therapy.


Corso ON-DEMAND A PAGAMENTO “Strumenti di lavoro con la Schema Therapy”

Un corso in quattro moduli per approfondire il modello e acquisire strumenti pratici di lavoro:

Modulo 1 – IL MODELLO DEGLI SCHEMI

Modulo 2 – ASSESSMENT E MODELLO DEI MODE

Modulo 3 – STRATEGIE DI INTERVENTO

Modulo 4 – APPROFONDIMENTI E SPERIMENTAZIONE: TECNICHE IMMAGINATIVE

Docente: Enrico Parpaglione

Psicologo psicoterapeuta, terapeuta avanzato, supervisore e trainer ST certificato dalla Società Internazionale di Schema Therapy.


Corso ON-DEMAND a pagamento – Con traduzione simultanea professionale in italiano

“La Schema Therapy per il narcisismo”

Acquisirai una comprensione pratica della schema therapy laddove si applichi al narcisismo al fine di aiutarti a concettualizzare gli schemi e i mode del tuo paziente (così come i tuoi) e come questi schemi e mode interagiscano nella terapia.

Docente: Wendy Behary

Fondatrice e direttrice del Cognitive Therapy Center of New Jersey e degli Schema Therapy Institutes of NJ-NYC-DC, ha lavorato con il Dr. Jeffrey Young dal 1989. Socia fondatrice e supervisore consulente dell’Accademia di Terapia Cognitiva (Istituto di Aaron T. Beck), ha prestato servizio come Presidente del Comitato Esecutivo della Società Internazionale di Schema Terapia (ISST). Coordinatrice per il Training e la Certificazione per il Comitato Esecutivo ISST e autrice del bestseller internazionale “Disarmare il Narcista”, tradotto in 12 lingue.