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Come mi posso formare in Schema Therapy?

Come mi posso formare in Schema Therapy

La formazione in Schema Therapy prevede una certificazione riconosciuta dalla società internazionale di Schema Therapy.

Puoi accedere al training se sei psicoterapeuta o se frequenti il terzo o quarto anno della scuola di specializzazione in psicoterapia.  Questo requisito non è derogabile ed è richiesto Società internazionale di Schema Therapy (https://schematherapysociety.org/page-19653).

La Società Internazionale per quanto riguarda la Schema Therapy Individuale può rilasciare un certificato base e uno avanzato.

I requisiti per la certificazione base sono:

  • Frequentare un Training riconosciuto dalla Società Internazionale di Schema Therapy e condotto da Trainer Certificati dalla stessa (la parte didattica deve essere di almeno di 25 ore, la parte esperienziale di almeno 15)
  • Svolgere almeno 20 ore di supervisione con un Supervisore
  • Far valutare da un trainer supervisore esterno al training un audio/video di una seduta di ST oltre alla concettualizzazione del caso

Il completamento del percorso di certificazione deve avvenire entro 3 anni dalla fine del training

I requisiti per la certificazione avanzata comprendono:

  • Ulteriori 20 ore di supervisione
  • La valutazione di due sessioni da parte di un rater indipendente con un punteggio minimo di 4.5

Training ST 2023

In cosa consiste il Training in Schema Therapy certificato di formapsicologi.it

Il training certificato in Schema Therapy comprende 64 ore di formazione teoriche pratiche on-line con esercizi svolti all’interno delle stanze.

La formazione viene svolta in 4 weekend da 16 ore ciascuno e viene approfondita la teoria e la pratica della Schema Therapy così come gli interventi sui disturbi di personalità borderline, narcisista, evitante e antisociale.

Il percorso rilascia 50 crediti ECM e coinvolge tre trainer e supervisori Schema Therapy certificati.

Gli argomenti trattati sono i seguenti:

La Schema Therapy: teoria e concetti

  • Bisogni di base, schemi, stili di coping e mode
  • L’assessment: interviste, tecniche immaginative, questionari, fattori temperamentali
  • Psicoeducazione: bisogni e diritti dei bambini, ambiente famigliare, schemi, temperamento, trigger, coping.
  • Concettualizzazione del caso: chiarificare il caso e gli obiettivi e bisogni in termini di schemi e mode
  • Strategie cognitive: dialogo con lo schema, diari, flashcard
  • Strategie comportamentali: rompere i pattern comportamentali
  • Strategie esperienziali: rescripting immaginativo, tecnica delle sedie, role play, dialoghi con schemi e mode, limited reparenting
  • Relazione terapeutica: confrontazione empatica, mettere i limiti, l’attivazione degli schemi del terapeuta, autoapertura

La Schema Mode Therapy per il Disturbo Borderline di Personalità

  • Il concetto di Mode
  • Lo sviluppo del modello dei mode: il concetto di mode di schema
  • I Mode: Genitore, bambino, adulto sano, di coping
  • Identificare i Mode: questionari
  • Concettualizzare il disturbo borderline con i mode
  • La relazione terapeutica e lo stile del terapeuta con il paziente borderline
  • Il luogo sicuro, la bolla di sicurezza, il diario dei mode
  • Il lavoro con il protettore distaccato e il re-parenting
  • L’intervento del terapeuta su diversi mode: genitore punitivo, genitore esigente, bambino vulnerabile, bambino arrabbiato
  • L’uso delle sedie nel lavoro con il paziente borderline
  • L’uso del rescripting immaginativo nel lavoro col trauma

La Schema Mode Therapy per il disturbo narcisistico

  • Caratteristiche del disturbo narcisistico di personalità
  • I mode caratteristici
  • Leve per il cambiamento
  • La tecnica del confronto empatico
  • Stabilire i limiti
  • Lavoro con il protettore distaccato nel disturbo narcisistico di personalità
  • Il lavoro con i mode autoconsolatore/autostimolatore
  • Il lavoro con il bambino solo/vergognoso
  • La traduzione del mode autoesaltatore nel linguaggio del bambino vulnerabile
  • L’utilizzo del’autoapertura
  • Il lavoro su di sé del terapeuta

Il disturbo evitante di personalità

  • Caratteristiche del disturbo evitante di personalità
  • I mode caratteristici
  • Intervento sui mode di coping: evitante, distaccato, autoconsolatore, arreso compiacente
  • Il lavoro sul bambino vulnerabile /solo
  • L’utilizzo di tecniche comportamentali ed esperienziali

Il disturbo antisociale di personalità

  • Caratteristiche del disturbo antisociale di personalità
  • I mode caratteristici
  • Il lavoro sul mode prepotente violento
  • Motivazione al cambiamento nel disturbo antisociale
  • Contesti di intervento
  • Stabilire i limiti
  • Tecniche cognitive, comportamentali, esperienziali, relazionali
  • Attivazione degli schemi del terapeuta
  • Cosa arriverai a padroneggiare al termine della formazione?
  • L’assessment attraverso questionari, colloquio, tecniche immaginative.
  • La concettualizzazione di un caso mediante il modello della Schema Therapy
  • Svolgere un colloquio secondo i principi della ST e utilizzare le strategie esperienziali, relazionali, cognitive, comportamentali.
  • Valutare i risultati ed individuare il termine del percorso.

Cos’è la società Internazionale di Schema Therapy (ISST)?

Si tratta dell’organizzazione associativa fondata nel 2008 che riunisce clinici, ricercatori e sostenitori della Schema Therapy.

Si occupa di gestire gli standard di formazione per i clinici, i formatori e i supervisor che si occupano di Schema Therapy.

Qual è la storia della Schema Therapy

La Schema Therapy inizia ad essere sviluppata a metà degli anni 80 da Jeffrey Young, Ph.D., per aiutare i pazienti che soffrivano cronicamente di psicopatologie e con disturbi di personalità che le psicoterapie classicamente utilizzate non riuscivano a trattare adeguatamente.

La Schema Therapy andò ad integrare in un sistema teorico semplice e coerente i contributi di altri approcci psicoterapeuti tra i quali: psicodinamico, cognitivo comportamentale, gestalt, analisi transazionale, ipnosi.

L’idea fu quella di prendere i concetti e tecniche più utili ed utilizzarli con una cornice teorica che partiva dall’identificazione dei bisogni emotivi universali.

Il modello infatti aiuta il paziente a soddisfare i suoi bisogni emotivi infantili di base attraverso l’ausilio di tecniche esperienziali, relazionali, cognitive e comportamentali.

La Schema Therapy è un approccio ottimale per trattare i traumi sia semplici che complessi utilizzando tecniche immaginative ed esperienziali.

Aiuta il paziente a riconoscere le parti di sé e a prendersi cura della parte vulnerabile dentro di sé.

A metà degli anni Novanta il dottor Young fondò a Manhattan il primo Schema Therapy Institute.

La Schema Therapy è oggi utilizzata in tutto il mondo è sono parecchi gli studi scientifici che ne hanno validato l’efficacia per il trattamento dei pazienti difficili.


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Consigli di lettura: “Prove d’autore – Corso semiserio di scrittura emotiva”

Prove d'autore - Articolo

Prove d’autore – Corso semiserio di scrittura emotiva” è un libro scritto per Algra Editore da Sarah Grisiglione, psicologa, psicoterapeuta analitico-transazionale e docente liceale, che ho letto con grande curiosità e interesse. Avere inoltre l’occasione di dialogare con lei per Formapsicologi è stata un’occasione importante di approfondimento, da cui sono uscita arricchita e con vari spunti anche per il mio lavoro da psicoterapeuta.

Partiamo dalla composizione del libro: Sarah Grisiglione ci presenta un corso di scrittura rivolto a tutti, non solo ad appassionati. Il libro è composto da 14 esercizi di scrittura che non solo l’autrice descrive nel dettaglio riportandone la traccia ma in cui si cimenta lei stessa, donandoci esempi su cui riflettere.

Ogni esercizio è corredato da poesie dell’autrice, che traggono spunto dalle emozioni emerse nel corso della sua realizzazione. In fondo a ogni esercizio ci sono anche delle pagine strutturate come fossero quelle di un quaderno a righe, permettendo al lettore di scrivere seguendo la traccia. Il libro quindi non solo costituisce occasione di apprendimento, ma anche possibilità di provare noi stessi a lasciarci guidare dagli esercizi.

L’obiettivo principale del corso presentato da Sarah Grisiglione è quello di far emergere le proprie emozioni “liberandole su un foglio” e venirne in contatto, seguendo i suoi suggerimenti.

Nel corso del nostro dialogo ampio spazio è stato dato anche all’utilizzo della scrittura emotiva in psicoterapie individuali, di gruppo e anche in contesti come quello scolastico, con esempi tratti dall’esperienza dell’autrice, specificando l’importanza di un’accurata formazione per poter usare la scrittura in ambito clinico e come sia importante valutare se essa sia il mezzo idoneo per quello specifico paziente.

Oltre a parlare dei vari esercizi leggendo anche dei passi tratti dal libro, abbiamo parlato in particolare di come la scrittura in terza persona possa aiutare il paziente a raccontare un proprio vissuto di profonda sofferenza, in un modo che ne permetta poi la successiva elaborazione. 

Confrontandoci infine sull’ultimo esercizio “Raccontate un film attraverso le emozioni provate” ci siamo anche confrontate su come il cinema possa essere un altro veicolo di espressione di tematiche su cui lavorare.

Concludendo, “Prove d’autore” è un libro che apre una finestra sull’impiego della scrittura per esplorare il proprio mondo interiore e lo fa con un approccio molto pratico, che guida il lettore a piccoli passi attraverso esercizi volti a creare personaggi, inizi o finali di storie, allo scopo di arrivare a scrivere il libro che già abita dentro di sé.

Articolo a cura di Laura Lambertucci, psicologa e psicoterapeuta. Specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso “Studi Cognitivi”. Ha conseguito i livelli 1 e 2 del training in EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) e i livelli basic e intermediate del training in Terapia Metacognitiva Interpersonale


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Consigli di lettura: “La Terapia Metacognitiva Interpersonale di Gruppo (TMI-G) per i disturbi di personalità”

La TMI-G

Ho avuto l’occasione di intervistare per Formapsicologi Raffaele Popolo autore, insieme a Giancarlo Dimaggio e Paolo Ottavi, di un interessante libro di recente uscita per la FrancoAngeli dal titolo “La Terapia Metacognitiva Interpersonale di Gruppo (TMI-G) per i disturbi di personalità”.

Raffaele Popolo è psichiatra, psicoterapeuta e cofondatore del Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale di Roma. Nel corso del nostro dialogo, di cui è disponibile la videoregistrazione on-demand, Popolo parla con passione e accuratezza della TMI-G, un modello efficace di trattamento breve per pazienti con disturbi di personalità, validato empiricamente e fondato sulla Terapia Metacognitiva Interpersonale.

La TMI-G è composta da 16 sedute a cadenza settimanale in cui, nel corso delle prime 15 sedute, vengono presentati i Sistemi Motivazionali Interpersonali (agonistico, affiliazione/appartenenza, attaccamento, accudimento, esplorativo, sessuale e cooperativo), mentre l’ultima seduta è dedicata al confronto libero tra i partecipanti sulla propria esperienza nell’intero percorso.

Per ogni sistema motivazionale sono previste 2 sedute consecutive, ad eccezione del sistema cooperativo a cui vengono dedicate 3 sedute, sia perché tende ad essere il meno sperimentato dai pazienti con disturbo di personalità, sia per evidenziarne l’importanza ai fini del superamento delle problematiche relazionali. Ogni seduta è divisa in una prima parte psicoeducativa e in una seconda parte esperienziale, dove si  impiega la tecnica del role play. La parte psicoeducativa non è solo informativa, ma è anche preparatoria alla seconda: la presentazione di materiale inerente i sistemi motivazionali stimola infatti l’emergere di memorie autobiografiche e il contatto col proprio mondo interno.

Nel libro, come evidenziato anche nel corso dell’intervista, vengono descritte in modo approfondito tutte le caratteristiche della TMI-G (modello teorico alla base, scopi e regole del protocollo, composizione delle sedute, struttura del gruppo, indicazioni per affrontare le varie difficoltà che possono emergere …).

Il gruppo diventa quindi risorsa preziosa, in quanto contesto capace di offrire “uno spazio semi-naturalistico” in cui i pazienti possono esercitare le loro abilità metacognitive, migliorare il loro funzionamento sociale e sperimentare inoltre un senso di appartenenza e comunanza con gli altri, esperienza quest’ultima nuova per molti.

Nel corso del dialogo, abbiamo potuto approfondire anche il “dietro le quinte” della TMI-G, ossia  come è nato e come si è sviluppato il lavoro che ha portato alla sua elaborazione e anche come sia possibile integrarla con la psicoterapia individuale. Ne emerge il racconto di un importante lavoro di squadra, che promette interessanti sviluppi futuri.

Articolo a cura di Laura Lambertucci, psicologa e psicoterapeuta. Specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso “Studi Cognitivi”. Ha conseguito i livelli 1 e 2 del training in EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) e i livelli basic e intermediate del training in Terapia Metacognitiva Interpersonale


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Consigli di lettura:  “Il diavolo prenda l’ultimo – La fuga del narcisista”

Il diavolo prenda l'ultimo

Dopo l’intervista per il libro “Un attimo prima di cadere. La rivoluzione della psicoterapia”, torno di nuovo a dialogare per Formapsicologi con Giancarlo Dimaggio, psichiatra e psicoterapeuta, co-fondatore del Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale di Roma. L’occasione questa volta è offerta dal suo ultimo libro pubblicato da Baldini+Castoldi, “Il diavolo prenda l’ultimo. La fuga del narcisista” (2021), che racconta e tratta (uso i due verbi non a caso, come si capirà meglio poi) di un disturbo spesso frutto di stigma e divulgazione non corretta: il disturbo narcisistico di personalità.

La prima impressione che ho avuto da lettrice è quella di un libro appassionante, sia per le storie narrate sia per il grande interesse psicologico che suscita. Il libro infatti è soprattutto un romanzo che si fa anche saggio, non solo per la teoria psicologica che permea la trama, ma anche per la presenza di una trattazione finale sullo stato della psicoterapia del narcisismo oggi.

Il romanzo racconta le vicissitudini di Lorenzo Sartori, un giovane psicoterapeuta che, alla fine degli anni ’90, si ritrova a confrontarsi con i primi pazienti che interrompono bruscamente la terapia, spesso senza più fare ritorno, esperienza difficile per ogni psicoterapeuta, specie alle prime armi.

Lorenzo vuole essere bravo ed è ansioso di apprendere e migliorarsi per cui, dopo aver accumulato una serie di drop out, si domanda quale sia il problema. Il romanzo segue il percorso di Lorenzo per dare risposta a questo interrogativo e, attraverso lo studio, la supervisione e la terapia personale, capirà che una parte del problema è connessa a errori tecnici commessi in seduta e un’altra fondamentale parte affonda in “luoghi oscuri” interiori connessi alla sua storia personale, su cui ancora non aveva fatto luce. Inoltre, la difficoltà di Lorenzo è anche dovuta al trovarsi di fronte a narcisisti, pazienti che mettono in crisi il terapeuta con un atteggiamento di disprezzo e sfiducia latenti. Tuttavia, dietro la facciata a tratti arrogante, a tratti provocatoria e chiusa, celano un dolore difficile da contattare ma che, in questo libro, possiamo avvicinare e comprendere.

La storia di Lorenzo si intreccia quindi con la storia dei suoi pazienti, che conosciamo attraverso le sedute descritte nel libro, raccontante con un registro ironico e allo stesso tempo sensibile, capace di dare forma con rispetto alla persona del narcisista e al suo mondo interiore oltre l’apparenza.

Nell’intervista, Dimaggio ci spiega il significato del titolo così enigmatico:

Quando ne conosci il funzionamento (del narcisista), scopri dei lati molto chiari. Il primo è che la presentazione può essere di arroganza, menzogna, superiorità, disprezzo, mancanza di empatia, inaffidabilità … tutta una serie di qualità poco gradevoli dal punto di vista umano, ma quando andiamo a osservarne l’animo, quello che rimane la sera prima di spegnere le luci, ecco lì non vedi il tiranno, vedi la persona che sta in uno spazio vitale estremamente esile perché, se smetti quella che sembra una corsa verso l’alto ma che in realtà è una fuga, se smetti di mirare a quell’eccellenza che poi dentro di te non raggiungi mai, sei dominato dal terrore che ti prenda quella figura che ti aleggia alle spalle, malevola, il diavolo (…) ma il punto è che anche per quelli che hanno possibilità di eccellere, anche lì quel terreno è pericoloso, perché dall’altro estremo dell’esistenza c’è il tiranno, come se sfidassero un’autorità superiore che ama poco essere messa in discussione.

Nel corso del dialogo, anche attraverso le numerose domande ricevute dagli spettatori al webinar, abbiamo approfondito varie interessanti tematiche tra cui: la mancanza del “motore nucleare” dell’esistenza nei narcisisti, le loro storie familiari, il dolore dell’altro come “vincolo penalizzante e paralizzante”, le problematiche nelle relazioni amorose, la comorbidità con altri disturbi ed elementi di tecnica di psicoterapia con consigli pratici per i terapeuti, anche contenuti nel saggio.

Nel finale di un’intervista ricca di molti spunti, Dimaggio ci legge un estratto del libro, un pezzo emotivamente toccante che ben rappresenta un libro che vuole raccontare con profondità storie e, allo stesso tempo, parlare con rigore e metodo della psicoterapia del narcisismo.

Articolo a cura di Laura Lambertucci, psicologa e psicoterapeuta. Specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso “Studi Cognitivi”. Ha conseguito i livelli 1 e 2 del training in EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) e il livello basic del training in Terapia Metacognitiva Interpersonale.


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Le terapie immaginative – Claudio Widmann

Le Terapie immaginative - Claudio Widmann

Claudio Widmann è analista junghiano, membro  del CIPA (Centro Italiano di Psicologia Analitica) e della IAAP (International Association for Analytical Psychology), docente di teoria del simbolismo e di tecniche dell’immaginario in varie scuole di specializzazione in psicoterapia.

Nel corso online per Formapsicologi, Widmann offre un interessante e approfondito viaggio attraverso le molteplici terapie immaginative.

Si parte dalla loro storia, che affonda radici nell’antichità (nelle culture greca, egiziana, nativa americana, iraniana …) e si prosegue esponendo come la psicologia, nei suoi diversi orientamenti, abbia sviluppato vari approcci all’immagine mentale: ipnosi, immaginazioni libere, visualizzazioni guidate, desensibilizzazioni sistematiche ecc.

Nell’excursus di tecniche presentate, il terapeuta, in quanto rappresentante simbolico della coscienza, cambia il suo grado di intervento e di “atteggiamento attivo”: in alcune tecniche il terapeuta è molto direttivo, in altre invece non introduce forzature nello scenario del paziente, ma si limita a offrire stimolazioni per promuovere il manifestarsi di temi e l’evolversi di scenari già potenzialmente presenti (la “direttività neutra” del Rêve Eveillé Dirigé di Desoille); esistono inoltre approcci, come nell‘immaginazione autogena di Schultz, in cui il terapeuta è in silenzio e non viene esercitata nessuna suggestione verbale, cosicché l’organismo possa esprimersi in modo davvero autogeno, ossia determinato dall’interno, in un atteggiamento, anche da parte del paziente, di totale accettazione di quanto accade dentro sé stessi (“concentrazione passiva e lasciar-accadere”).

Tale disposizione psicologica la ritroviamo nell’immaginazione guidata di Jung, in cui è l’inconscio ad avere voce in capitolo, il terapeuta è come se fosse messo fuori dalla porta e tutto si sviluppa in un dialogo tra la persona e le figure del proprio immaginario.

Nel corso, oltre ad una ricca esposizione teorica, sono state condotte anche dimostrazioni pratiche. In particolare, ho avuto il piacere di partecipare all’esercizio di visualizzazione di un fiore, in cui ho provato in prima persona la meraviglia del lavoro con le immagini mentali, oltre ad essere stata una preziosa occasione per apprendere passaggi tecnici e indicazioni pratiche.

Bibliografia: Widmann, C. (2004). Le terapie immaginative. Edizioni Magi.

Articolo a cura di Laura Lambertucci, psicologa e psicoterapeuta. Specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso “Studi Cognitivi”. Ha conseguito il Livello 1 e 2 del training in EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).


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La Schema Therapy per il Narcisismo – Wendy T. Behary

La Schema Therapy per il Narcisismo - Wendy T.Behary

Wendy T. Behary, fondatrice e direttrice del Cognitive Therapy Center of New Jersey e degli Schema Therapy Institutes of NJ-NYC-DC., è uno dei massimi esperti internazionali di narcisismo.

Nel corso online in diretta da New York tenuto per Formapsicologi, Wendy Behary ci ha guidati alla comprensione del mondo psicologico dei narcisisti, pazienti considerati difficili per le varie criticità che possono emergere nel loro trattamento: brillanti, intelligenti e impegnati a primeggiare sempre, sono anche persone con un comportamento egocentrico, dalle tante esigenze e pretese, e che tendono a porsi su un piedistallo da cui giudicano tutto e tutti con distacco e disprezzo.

E’ quindi frequente provare come terapeuti un senso di frustrazione, specie se si attiva lo schema di inadeguatezza/senso di colpa, ma la Behary ci dice che “dobbiamo poter fare la differenza”. Pertanto, all’interno del modello teorico-clinico di riferimento della Schema Therapy, la Behary ci fornisce una guida per l’individuazione, comprensione e gestione degli schemi/mode che si attivano nel narcisista e nel terapeuta e ci presenta inoltre l’elemento essenziale, la “pepita d’oro”, del trattamento: l’empatia.

Attraverso la comprensione delle origini del narcisimo, in particolare delle esperienze infantili vissute da questi pazienti, possiamo mantenere quell’atteggiamento di confronto empatico, che previene cicli di conflitto/competizione, permettendoci inoltre di entrare in connessione con la parte più vulnerabile che il narcisista si sforza di non far vedere, il bambino solo/vergognoso, e fungere da agenti di re-parenting, non per cambiare la storia (è impossibile cambiare ciò che ormai è stato), ma per modificare come quella storia è stata costruita nella mente.

Nel lavoro terapeutico, infatti, possiamo offrire delle esperienze emotive diverse e, con il potente strumento dell’immaginazione, mediante esercizi guidati (per cui la Behary ci fornisce esempi con suoi casi clinici), possiamo far sperimentare al paziente come sarebbe stato se quella esperienza fosse stata soddisfatta: in particolare, per il narcisista, come si sentirebbe se fosse amato perchè va bene così com’è, a prescindere dalla perfomance e dal primeggiare.

Nell’infanzia dei narcisisti, infatti, comune è la presenza di figure di riferimento esigenti e critiche, che hanno trasmesso il messaggio che, per essere apprezzati, bisognasse sforzarsi per essere sempre i migliori. Il bambino cresce quindi con l’idea di non essere mai abbastanza, con un costante bisogno di ricerca di approvazione e privo di quell’amore incondizionato, che permette invece di sentirsi di valore a prescindere.

Il fatto inoltre di essere riconosciuti solo per le cose straordinarie che fanno, li porta a coltivare la percezione di essere speciali e in diritto di ottenere qualsiasi cosa vogliano.

All’interno di una cornice di regole di setting predefinite che il paziente deve rispettare per imparare a tollerare la frustrazione, il terapeuta lavora affinchè il paziente impari dapprima ad essere empatico verso sé stesso, a comprendere come si sono creati i pattern disfunzionali di comportamento e la loro funzione, oltre che le conseguenze negative a cui lo hanno portato e di cui è importante se ne assuma la responsabilità.

“Più comprendono, più capiscono che non devono fare così tanto per essere amati” e, in questo modo, è possibile “disarmare” il narcisista  affinchè si senta libero di comprendere che anche lui è un essere umano e impari ad entrare in contatto con la sofferenza del proprio bambino solo interiore e a prendersene cura mediante la parte dell’adulto sano, che si cerca di sviluppare e promuovere in terapia coinvolgendola come co-terapeuta.

Gli ostacoli nel perseguimento di questi obiettivi sono molteplici ma Wendy Behary, nel corso, ci fornisce anche utili e preziosi suggerimenti e strategie pratiche per poterli superare e far in modo che il paziente mantenga la motivazione al trattamento.

Articolo a cura di Laura Lambertucci, psicologa e psicoterapeuta. Specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso “Studi Cognitivi”. Ha conseguito il Livello 1 e 2 del training in EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).


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